La giungla del web è piena di informazioni erronee e dettagli insignificanti che possono portare gli utenti meno esperti a scelte non corrette. Vediamo di fare chiarezza.

Qualche tempo fa mi sono trovato nella situazione di dover configurare una postazione dual monitor nell'ufficio dove lavoro. A tal fine, mi sono premunito tramite Amazon Italia di due monitor Asus 20 pollici esattamente identici, al fine di ridurre al minimo le differenze di visualizzazione tra i due dispositivi.

Il mio setup prevede due monitor con solo ingresso VGA, e un computer portatile collegato ad una docking station che offre una uscita VGA e una DVI-D. Quest'ultimo dettaglio lo fornisco solamente per ragioni di completezza, perché ciò che andremo ad affrontare in questa trattazione si applica a qualsiasi situazione richieda questo tipo di conversione.

Note introduttive: VGA e DVI, questi sconosciuti

Quando si parla di trasmissione video, esistono numerose tipologie di porte per veicolare questo segnale. Non è scopo di questo articolo addentrarsi in HDMI, DisplayPort e altri. Semplicemente, in questo caso, prenderemo in esame la porta VGA (quella con il connettore blu, tanto per intenderci) e la porta DVI (quella con il connettore bianco). Cercheremo di capire quali punti hanno in comune e cosa le differenzia, e soprattutto quante e quali tipologie esistono per ciascuna di queste.

Questi dettagli ci serviranno per esemplificare un concetto fondamentale: la conversione tra i due segnali non è sempre immediata, e in alcuni casi può richiedere investimenti più onerosi di quanto realmente ci si aspetti. In nessuno dei due casi affronteremo la trasmissione dell'audio, perché nessuna delle due tipologie la supporta nativamente (come invece fa il protocollo HDMI). Per questo, quindi, servirà sempre un cavo dedicato (generalmente, in ambito PC, una patch con jack audio stereo da 3.5 mm).

Perché convertire?

Una mia convinzione personale è che, per quanto possibile, dovremo sempre evitare di convertire i segnali. Ciò non toglie che in certi casi questo approccio si renda obbligatorio, ma dobbiamo necessariamente mettere in conto probabili (seppur ridotte al minimo) perdite di segnali. Gli esperti, o in particolare tutti coloro che richiedono il massimo in termini di prestazioni e resa cromatica, capiranno perfettamente di cosa sto parlando.

Note introduttive: lo standard VGA

Prima di addentrarci ulteriormente nella trattazione, dobbiamo avere ben chiare le differenze di ciascuna delle porte che analizzeremo. Iniziamo dalla VGA, sigla che indica Video Graphics Array. In vero si tratta di un concetto ben più esteso di un connettore, ma a noi interessa proprio quest'ultimo aspetto.

Detto connettore è di tipo D-Sub, definizione data dalla sua caratteristica forma a D, con 15 connettori (riconoscibili dai quindici pin sporgenti nella versione maschio e da 15 altrettanti "fori" nella femmina). A noi, ciò che serve sapere, è che il segnale che trasporta è unicamente analogico.

Il suo schema è visibile nella foto che segue.

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Generalmente, il cavo VGA è sempre dotato di terminazioni maschili, i dispositivi (siano essi uscite di schede video o ingressi di monitor) sono sempre femminili.

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Per maggiori informazioni, rimando alla lettura su Wikipedia di Video Graphics Array.

Note introduttive: lo standard DVI e le sue declinazioni

Se quando abbiamo trattato il VGA ce la siamo cavata con poche righe, altrettanto non possiamo fare con il DVI o, per esteso, Digital Visual Interface. In questo caso distinguiamo tre tipi di connettore:

  • DVI-A che veicola segnale analogico
  • DVI-I che veicola segnale digitale ed analogico
  • DVI-D che veicola unicamente segnale digitale

A questi ultimi due occorre aggiungere i relativi sottotipi di Single Link e Dual Link. Non entreremo nel merito delle differenze, basti sapere unicamente la distinzione precedente e il fatto che single e dual si distinguono per il numero di pin in uso e la possibilità di supportare risoluzioni più o meno elevate. L'unica cosa di cui prestare attenzione è che non posso usare un cavo Dual Link su una porta Single Link (dello stesso tipo), perché il primo ha più pin della seconda, mentre posso fare viceversa. I "fori" non coperti da pin rimarranno vuoti.

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Restiamo, per il momento, con l'immagine riepilogativa di tutte le tipologie di questi connettori.

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Analizziamo anche il pinout (la mappatura di tutti i pin) di una porta DVI-A Dual Link (quella più completa). Ci servirà in seguito per i riferimenti.

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Per maggiori informazioni, rimando alla lettura su Wikipedia di Digital Visual Interface.

Ciò detto, cosa posso convertire e come?

Partiamo da un dato di fatto, ovverosia che in questo articolo analizzeremo la necessità di convertire un segnale DVI in VGA e non viceversa.

Ciò considerato, ricordiamo un semplice concetto: convertire un segnale che parte analogico e arriva analogico è semplice (dobbiamo solamente ridurre il numero di pin), mentre una partenza digitale e un arrivo analogico richiedono della tecnologia addizionale.

DVI è analogico solo se è DVI-A o DVI-I

Riprendiamo un concetto espresso velocemente in precedenza. I due tipi di trasmissione "A" e "I" veicolano entrambi il segnale analogico. Il primo fa unicamente questo, quindi per convertire un segnale originato da una porta DVI-A ad un VGA mi basta un qualsiasi convertitore passivo come questo. Il suo costo è di pochi euro ed è disponibile su Amazon USA.

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Lo stesso dicasi per una porta DVI-I da convertirsi in VGA: in questo caso, la differenza è molto meno marcata ma ugualmente importantissima. In questa tipologia di porta, infatti, il segnale analogico è veicolato da quattro pin installati parallelamente al pin orizzontale lungo (la massa), due sopra e due sotto ad esso (cfr. immagine precedente). Anche in questo caso, la conversione è fattibile con un economico convertitore passivo come questo. Notate, molto importante, la presenza dei quattro connettori vicino alla massa (il c.d. in precedenza "pin orizzontale lungo").

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Da DVI-D a VGA, qui nascono i probLemi

In questo caso non possiamo cantar vittoria molto facilmente. La differenza tra una DVI-D e una DVI-I (sempre considerando due Single Link o due Dual Link e non una e una) è poco visibile ma fondamentale. Mancano i quattro pin di cui sopra, la massa è da sola. In questo caso, si sa per certo che la porta veicola unicamente un segnale digitale.

Sul mercato esistono dei convertitori passivi simili a quelli visti sopra (molto economici), ma vi posso dire sin d'ora risparmiate i vostri soldi. Un elemento come quello indicato nella foto che segue non potrà mai funzionare.

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La conversione di un segnale digitale in uno analogico non può essere effettuata da un convertitore passivo come questo, perché è richiesto un meccanismo attivo (alimentato). Se infatti cercate questo genere di convertitori nei marketplace virtuali più comuni (vedi Amazon), noterete che questi prodotti sono popolati unicamente da recensioni negative, fatto salvo qualcuno che sostiene (non so come) che il prodotto nel suo caso funziona.

Quindi, come si fa?

Esistono due modi per sopperire a questa necessità, ed entrambi richiedono l'uso di convertitori attivi. Il problema principale è dato dalla difficoltà di trovare prodotti di questo tipo probabilmente, mi verrebbe da pensare, per via della scarsità della domanda.

Essendomi trovato in prima persona alla ricerca di una soluzione simile, chiudo la trattazione riportando la mia esperienza diretta.

Esistono due tipi di convertitori attivi.

Quelli alimentati dalla stessa porta DVI-D, che ricevono da quest'ultima 250 mA, la corrente di cui hanno bisogno, e si compongono di un connettore DVI-D, qualche decina di centimetri di cavo, e un piccolo box non più grande di una scatola di fiammiferi che termina con un VGA femmina a cui collegare il cavo diretto al monitor. In questo caso, la conversione avviene in loco, ed esce un segnale già elaborato.

Un esempio è il Lindy DVI-D to VGA Adapter (oppure, prodotto molto simile, quello di Startech), rintracciabile, dalle mie ricerche, su Amazon Germania e su Amazon Regno Unito. Non è attualmente distribuito in Italia. Un prodotto di questo tipo richiede un investimento pressoché contenuto: considerando cinque euro di spedizione, è arrivato a casa mia dalla Germania con trenta euro complessivi.

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Lo stesso non si può dire di un'altra categoria di convertitori, quelli completamente attivi. In questo caso, si ha un componente con un ingresso DVI-D e una uscita VGA, alimentato a parte tramite allaccio alla corrente elettrica. Si tratta comunque di una apparecchiatura che lavora in bassa tensione (erogata da un cavo con trasformatore alla base), ma sottoposto comunque ad un riscaldamento maggiore rispetto alla soluzione già vista. Il costo di elementi come questo è assai maggiore (siamo nell'ordine di qualche centinaio di euro), e l'offerta è molto limitata, probabilmente perché molti utenti quando vedono la cifra desistono.

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Conclusioni, fonti di approfondimento e ringraziamenti

Al temine di questa analisi, volutamente non troppo estesa, mi trovo a consigliare a tutti coloro che si trovano nella mia situazione un compromesso: l'adattatore Lindy è ottimo ed esegue precisamente il suo dovere. Non scalda e non ho notato perdite di qualità rispetto al monitor al suo fianco, collegato nativamente ad una porta VGA.

Ricordo ancora una volta che all'interno delle premesse tecniche di questo articolo non ho parlato di molti aspetti che, per chi vuole conoscere meglio l'argomento, sono fondamentali. All'interno delle note introduttive ci sono i rimandi a Wikipedia per chi vuole approfondire.

In conclusione, rivolgo il mio personale ringraziamento ad hashcat e agli altri utenti che hanno preso parte a questa discussione sul forum di TurboLab.it, fornendo ispirazione e contenuti per la scrittura di questa trattazione. Commenti sul miglioramento o richieste di analisi ulteriori sono le benvenute, il modulo dei commenti in calce è a vostra disposizione.