Il disco fisso del vecchio portatile si è rotto (oppure desideriamo aggiornarlo con un SSD) ma... non si trovano più dispositivi SATA 1 (1.5 Gb/s) oppure SATA 2 (3 Gb/s) sul mercato! Come fare?

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nota: nel corso dell'articolo utilizzo i termini colloquiali SATA 1, SATA 2 e SATA 3 per riferirmi, rispettivamente, alla prima, seconda e terza generazione di questa specifica. Resta inteso che i nomi corretti sono SATA revision 1.0 (1.5 Gbit/s), SATA revision 2.0 (3 Gbit/s) e SATA revision 3.0 (6 Gbit/s).  

Usare dischi SATA 3 su computer SATA 1 oppure SATA 2

La soluzione è molto semplice: per sostituire un disco fisso SATA 1 oppure SATA 2, basta scegliere un prodotto SATA 3 (6 Gb/s)!

La specifica, infatti, è retrocompatibile: questo significa che possiamo acquistare un dispositivo SATA 3 e collegarlo al vecchio notebook senza alcun problema, indipendentemente che il PC supporti la stessa SATA 3, la vecchia SATA 2 o l'originaria SATA 1.

È parzialmente vero anche il contrario. Se avete la necessità di impiegare un vecchio disco SATA 1 su un computer moderno, potete stare tranquilli: a meno di rotture fisiche, funzionerà correttamente.

Dovete solamente prestare attenzione allo spessore: i vecchi dischi fissi sono quasi tutti da 9.5 mm, mentre i sottilissimi Ultrabook moderni sono dotati di vani da 5 mm.

Un'eccezione importante: VIA VT8237

C'è una circostanza specifica in cui un disco SATA 3 oppure SATA 2 potrebbe non funzionare correttamente se collegato ad una porta SATA 1. È quello delle vecchie schede madri equipaggiate con chipset VIA VT8237, un componente molto diffuso a bordo delle vecchie piastre socket 939 compatibili con CPU AMD Athlon 64.

Questo chipset è interessato da un bug a causa del quale l'auto-negoziazione della velocità con i dischi superiori a SATA 1 non funziona correttamente. Di conseguenza, la scheda madre non riconosce il disco. L'unica soluzione è forzare il disco SATA 2/SATA 3 a lavorare in modalità SATA 1. Se è presente ha un jumper fisico, basta spostarlo per correggere il problema. Ma se il cavallotto non è presente, l'unica soluzione è collegare la memoria di massa a ad un altro PC e utilizzare il software del produttore per forzare la modalità SATA 1.

Sebbene si tratti di tecnologie obsolete e progressivamente sempre più difficili da incontrare, è bene verificare puntualmente anche questo elemento prima di acquistare un disco SATA 3. Allo scopo, programmi come CPU-Z oppure HWINFO sono in grado di recuperare e mostrare il chipset utilizzato in pochi click.

Vince il più lento (ma con gli HDD non importa)

È bene tenere a mente che la comunicazione fra disco e computer avverrà sempre alla velocità inferiore supportata dalle due interfacce coinvolte: se uno dei due elementi è SATA 1 e l'altro SATA 3, la comunicazione avverrà comunque alla velocità di 1.5 Gb/s (SATA 1).

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Questo potrebbe non essere rilevante. Se anche il disco fisso è SATA 3 e il PC supporta al più SATA 1, il computer sta mettendo a disposizione una larghezza di banda massima di 1.5 Gb/s, pari a 150 MB/s: ad oggi, nessun hard disk a piatti rotanti riesce ad arrivare così in alto (ci si ferma attorno ai 100-120 MB/s).

Vince il più lento (e con gli SSD importa)

La situazione è diversa per quanto riguarda gli SSD: qui le letture sequenziali possono arrivare a 550 MB/s, ovvero molto vicino al limite superiore di SATA 3 stesso. Le scritture, allo stesso modo, viaggiano attorno ai 300 MB/s, ovvero il massimo di SATA 2. Utilizzare un SSD moderno su un PC dotato di un'interfaccia precedente significa sì ottenere un forte boost prestazionale, ma, comunque, la periferica non potrà esprimere appieno le proprie potenzialità.

Aggiornare un vecchio portatile con un SSD...?

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Ciò detto, i benefici prestazionali sono assolutamente tangibili indipendentemente dall'interfaccia: chiunque avesse la capacità tecnica ed economica di farlo, farebbe bene a sostituire il disco fisso tradizionale del proprio PC con un più veloce SSD alla prima occasione utile.