Sta cosa è tristissima. E cosa sanno fare?crazy.cat ha scritto:Ma che "bello" scoprire che due colleghi IT nuovi non conoscono 7zip e l'altro il comando ping.
Il lato del cazzeggio digitale (2024)
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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)

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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
Li conosco ancora poco, anzi uno per niente.
Comunque non è il primo che non conosceva i comandi dos, con un altro IT ogni volta che doveva fare un cd\ per cambiare directory e lanciare un comando era un pianto.
Va bene che è roba antica, però sono le basi dell'informatica, se non le conosci limitati a usare facebook e whatsapp, ma non fare l'it.
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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)

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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
Figurati se dovessero usare tracert!Al3x ha scritto: ven ago 15, 2025 1:24 pm Non ci sono scusanti che tengano di fronte a tanta ignoranza. Gente così non passa manco l'ECDL
O peggio ipconfig!


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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
Windows non apre nativamente tutti i tipi di file compressi tipo rar, 7z, tar ecc.speedyant ha scritto:Per la questione 7zip ormai i file compressi si aprono in modo nativo con Windows. Per quanto riguarda il comando ping ritengo una grave lacuna.

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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)

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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
Si chiama in questo il "colpo di fondoschiena"?

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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
Si.
La cosa strana è che i pc lenovo, non tutti, che stiamo distribuendo hanno la scheda di rete prioritaria, rispetto a quella vpn, quindi il traffico passa attraverso di essa e non funziona. Mettendo prioritaria la scheda vpn invece va tutto bene.
Ma questo succede solo quando sono a casa, se prendono il pc e lo portano in sede, collegandolo a una normale linea via sim router, funziona tutto.
I pc hp invece non hanno problemi.
Misteri informatici.
Meno male che abbiamo ninja, due comandi powershell per cambiare la metrica delle schede, chiude e riapre la vpn, e torna a funzionare tutto.
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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)

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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
(oltre a non avere più il tempo, le energie e le idee per farlo)
https://www.lastampa.it/tecnologia/2025 ... -P11-S2-T1
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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
problema di non poco contocrazy.cat ha scritto: gio ott 16, 2025 4:42 am A questo punto perché devo sbattermi per produrre dei contenuti che nessuno più legge?
ho formulato questa domanda su Perplexity
Se i siti di informazione, i blog, i forum e in generale le testate online dovessero smettere di creare contenuti, cosa accadrebbe alla qualità delle ricerche fatte con l'AI?
Se i siti d’informazione, i blog, i forum e in generale le testate online smettessero di produrre contenuti, la qualità delle ricerche basate su AI crollerebbe nel medio periodo. Le intelligenze artificiali dipendono infatti dai flussi costanti di dati pubblici e aggiornati provenienti dal web per mantenere accuratezza, diversità e aggiornamento delle loro risposte.
Ruolo del web nella qualità dell’AI
I modelli linguistici come ChatGPT e Gemini sono addestrati su giganteschi dataset derivati da articoli, post e forum online. Il web fornisce la varietà linguistica e concettuale necessaria per far sì che l’AI resti rilevante, imparziale e capace di interpretare tendenze attuali. Senza questo flusso continuo di contenuti umani, gli algoritmi comincerebbero a “riciclare” vecchie informazioni, perdendo la capacità di aggiornarsi in tempo reale.
Conseguenze del blocco dei contenuti umani
Oggi gli esperti parlano già di una “crisi di scarsità dei dati”: gran parte delle fonti utili è stata già acquisita, e si prevede l’esaurimento dei dati testuali di alta qualità entro il 2026 se la produzione rallenta. Se i siti smettessero di pubblicare, le conseguenze sarebbero le seguenti:
Diminuzione dell’accuratezza: i modelli diventerebbero meno capaci di rispondere correttamente a domande recenti, poiché l’universo informativo non si rinnova.
Bias e omologazione dei risultati: i modelli finirebbero per “ripetersi”, riproducendo contenuti generati da altre AI, riducendo la diversità e aumentando il rischio di errori o distorsioni.
Decadenza dell’innovazione: la mancanza di nuovi esempi e casi reali bloccherebbe la crescita di domini specialistici come la ricerca medica, legale o scientifica.
Il ciclo di retroazione negativa
Con la diffusione delle AI Overviews nei motori di ricerca, il traffico verso i siti web è già crollato del 50–60% nel 2025, portando molte testate minori al fallimento. Questo genera un circolo vizioso: meno clic → meno entrate → meno contenuti → peggioramento delle fonti per l’AI. Se la pubblicazione umana dovesse fermarsi, nel giro di pochi anni i modelli si troverebbero costretti a basarsi su materiale sintetico generato da altre AI — un effetto definito “AI slop”, cioè un riciclo autopoietico di bassa qualità.
Alternative possibili
Le grandi aziende AI stanno cercando di compensare il problema con:
dati sintetici, generati artificialmente, ma a rischio di perdita di realismo e diversità ;
accordi di licenza con editori e istituzioni per accedere a dati proprietari di qualità ;
apertura dei dati pubblici, via programmi governativi di open data, che possono fornire materiale affidabile e verificabile.
In sintesi, la cessazione della produzione di contenuti online porterebbe a un impoverimento progressivo e autogenerato dell’intelligenza artificiale, in cui le risposte risulterebbero sempre meno attendibili e sempre più autoreferenziali, interrompendo il ciclo di rinnovamento culturale e informativo su cui si basa l’attuale ecosistema digitale.
Ruolo del web nella qualità dell’AI
I modelli linguistici come ChatGPT e Gemini sono addestrati su giganteschi dataset derivati da articoli, post e forum online. Il web fornisce la varietà linguistica e concettuale necessaria per far sì che l’AI resti rilevante, imparziale e capace di interpretare tendenze attuali. Senza questo flusso continuo di contenuti umani, gli algoritmi comincerebbero a “riciclare” vecchie informazioni, perdendo la capacità di aggiornarsi in tempo reale.
Conseguenze del blocco dei contenuti umani
Oggi gli esperti parlano già di una “crisi di scarsità dei dati”: gran parte delle fonti utili è stata già acquisita, e si prevede l’esaurimento dei dati testuali di alta qualità entro il 2026 se la produzione rallenta. Se i siti smettessero di pubblicare, le conseguenze sarebbero le seguenti:
Diminuzione dell’accuratezza: i modelli diventerebbero meno capaci di rispondere correttamente a domande recenti, poiché l’universo informativo non si rinnova.
Bias e omologazione dei risultati: i modelli finirebbero per “ripetersi”, riproducendo contenuti generati da altre AI, riducendo la diversità e aumentando il rischio di errori o distorsioni.
Decadenza dell’innovazione: la mancanza di nuovi esempi e casi reali bloccherebbe la crescita di domini specialistici come la ricerca medica, legale o scientifica.
Il ciclo di retroazione negativa
Con la diffusione delle AI Overviews nei motori di ricerca, il traffico verso i siti web è già crollato del 50–60% nel 2025, portando molte testate minori al fallimento. Questo genera un circolo vizioso: meno clic → meno entrate → meno contenuti → peggioramento delle fonti per l’AI. Se la pubblicazione umana dovesse fermarsi, nel giro di pochi anni i modelli si troverebbero costretti a basarsi su materiale sintetico generato da altre AI — un effetto definito “AI slop”, cioè un riciclo autopoietico di bassa qualità.
Alternative possibili
Le grandi aziende AI stanno cercando di compensare il problema con:
dati sintetici, generati artificialmente, ma a rischio di perdita di realismo e diversità ;
accordi di licenza con editori e istituzioni per accedere a dati proprietari di qualità ;
apertura dei dati pubblici, via programmi governativi di open data, che possono fornire materiale affidabile e verificabile.
In sintesi, la cessazione della produzione di contenuti online porterebbe a un impoverimento progressivo e autogenerato dell’intelligenza artificiale, in cui le risposte risulterebbero sempre meno attendibili e sempre più autoreferenziali, interrompendo il ciclo di rinnovamento culturale e informativo su cui si basa l’attuale ecosistema digitale.

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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)

Su larga scala e per aziende più grandi a scopo di lucro la questione è molto più delicata. Mi sembra che qui sul forum CUB3 ha gia citato la proposta di Cloudflare di tassare i crawler dei chatbot AI, come "rimborso" per la diminuzione del traffico diretto; non è detto sia la soluzione, ma idee di questo tipo diventeranno sempre più degne di considerazione.
Dal punto di vista dell'utente domestico, non consiglierei a nessuno di smettere di usare i motori di ricerca perché, come accennato nell'articolo che ho citato sopra, può capitare di cercare una cosa e per caso trovarne un'altra parimenti interessante; molti miei segnalibri sono dovuti a "scoperte collaterali" rispetto alla ricerca principale. Tuttavia resta innegabile che se ho bisogno di un'informazione secca e mirata, di cui posso verificare facilmente la correttezza (del tipo: modificare quella chiave di registro funziona/non-funziona), aprire 3-4 schede dopo una ricerca su Google è molto meno efficace (almeno stando alla mia esperienza personale) che, nello stesso tempo (se non minore), chiedere a 3-4 chatbot differenti. Ovviamente, se devo sapere l'orario della pizzeria, non lo chiedo certo a ChatGPT, ma preferisco andare sul sito ufficiale passando per Google; per quanto come numero di click e tempo è equivalente a fare la domanda a un chatbot e poi cliccare sulla fonte della sua risposta.
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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
Se vogliamo fare un parallelo (anch'esso imperfetto) libero da emozioni e molto "etologico", l'ingresso dell'IA nella rete è un po' come il primo virus COVID: se non si fosse evoluto in una forma meno dannosa per i suoi ospiti, avrebbe spazzato dalla faccia della terra la sua fonte di sussistenza estinguendosi anch'esso. Sarebbe stato un fallimento sul piano evolutivo e pratico, una specie ha successo riproduttivo quando entra in equilibrio con l'ecosistema in cui si trova.
Alla stessa stregua, oltre alla normativa, le aziende AI dovranno rivedere i loro piani di conquista, pena la desertificazione dei loro pascoli di dati a cui finora hanno attinto gratuitamente, senza regole e spesso anche rubando informazioni

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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)
Ripeto il ripristino ma questa volta conto anche i tempi e mi accorgo che passa un minuto tra impostazione tema chiaro e ricomparsa di quello scuro.
Dopo vari tentativi infruttuosi decido di agire più drasticamente e da regedit modifico i permessi della chiave relativa ai colori del tema.
Il trucco funziona solo quando rimuovo esplicitamente i miei permessi lasciando solo lettura. Seguono un paio di popup di errore di cui uno fa riferimento a PowerAutomate ma i colori non cambiano più. Mi sa che devo brasare il mio profilo anche se sarà doloroso


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Re: Il lato del cazzeggio digitale (2024)

https://www.fanpage.it/innovazione/tecn ... iunque/p1/

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