Secondo l'ultima ricerca condotta dalla Cass Business School di Londra, l'icona della batteria del telefono cellulare condiziona lo stato d'animo degli utenti e incide pesantemente sulla loro quotidianità
Durante il sondaggio, gli intervistati hanno affermato che un indicatore di livello batteria completo li rende di ottimo umore, facendoli sentire capaci di andare ovunque e di fare qualsiasi cosa. Al contrario, quando il livello di carica della batteria scende sotto la metà, gli stessi utenti provano ansia e sconforto.
Uno degli intervistati ha riconosciuto di avere un atteggiamento maniacale nei confronti della batteria del telefono, che lo induce per tutto il giorno a controllarne il livello di carica, rendendolo felice e contento quando la batteria è carica al 100%, ma sempre più scoraggiato e ansioso mano a mano che la percentuale di carica si assottiglia.
Per fortuna o purtroppo, i telefoni cellulari sono ormai molto più che semplici mezzi di comunicazione e senza di essi ci si sente persi, isolati e irraggiungibili da chi potrebbe aver necessità di comunicare qualcosa di urgente o di particolarmente importante. Gli smartphone, infatti, oltre ad essere telefoni in senso stretto, sono anche mappe, portafogli digitali, sistemi di intrattenimento, diari, banche e contapassi e, di conseguenza, ciò accresce l'ansia degli utenti, costantemente impegnati a controllare il livello della batteria di questi dispositivi multifunzionali.
La necessità di tenere il cellulare sempre carico influisce anche sulle attività quotidiane delle persone: c'è chi litiga perché vuole dormire vicino alla presa di corrente e c'è chi sceglie di andare a fare shopping in un negozio anziché in un altro, perché in quel determinato posto c'è la possibilità di ricaricare lo smartphone. Alcune volte, questi atteggiamenti diventano ossessivo-compulsivi, trasformandosi in fissazioni che condizionano l'intera esistenza dell'individuo.
Infine, la ricerca ha evidenziato che le persone che lasciano esaurire le batterie dei loro telefoni sono etichettate dagli altri come "disorganizzate" e incapaci di essere membri competenti della società.