OpenSUSE è una distro nata e cresciuta in Germania come la multinazionale SUSE (che oggi è controllata da un società svedese), che la sponsorizza, ne segue lo sviluppo e che la utilizza come base per il suo sistema Enterprise dedicato alle aziende (ed è incredibile quante famose aziende l'abbiano scelta!). È gestita da una comunità ben organizzata e regolata da chiari principi guida e si pone un obbiettivo tanto semplice quanto ambizioso: creare la migliore distro per tutti, siano essi sviluppatori, amministratori di sistema o "semplici" utenti generici. Ma OpenSUSE non è solo una distro Linux ma un progetto più ampio, votato ad accrescere la popolarità e la diffusione di Linux e dell'Open Source in generale. Dietro questo progetto infatti ci sono moltissimi altri strumenti dedicati, tra cui non possiamo non citare OBS (Open Build Service) che è un sistema automatico per la compilazione e distribuzione di programmi e librerie (non solo per OpenSUSE/SUSE ma anche per altre distro!), OpenQA per il test automatico di pacchetti software e distribuzioni, Kiwi per la creazione di vari tipi di immagini di distro Linux per diverse architetture o sistemi di virtualizzazione e per utilizzi particolari come ambiente cloud, sistemi live o embedded o semplici personalizzazioni e naturalmente YaST (acronimo di Yet Another Setup Tool, Un Altro Strumento di Configurazione), che vedremo in seguito.

OpenSUSE Tumbleweed: buon divertimento migliore distro!

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OpenSUSE nasce come fork di Slackware nel lontano 1996 ma ormai ha perso ogni legame, diventando una delle distro originali. Attualmente sono offerte principalmente 3 varianti di questa distro:

  • Leap, la versioni con rilasci periodici famosa per la sua stabilità tanto da essere quella utilizzata da SUSE;
  • Tumbleweed, la rolling release che, insieme ad ArchLinux, ha contribuito a rendere falsa l'uguaglianza rolling=instabile;
  • MicroOS, la versione immutabile pensata principalmente per utilizzarla in container ma che viene anche declinata in versione Desktop.

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Ma la comunità è in continuo fermento e ci sono anche progetti al momento in stato larvale e/o sperimentale che potrebbero presto affiancarsi o sostituire quelli già citati.

Quella che vedremo oggi è la versione che utilizzo quotidianamente, Tumbleweed. Sono molto entusiasta di questo sistema operativo ma cercherò, come sempre, di sforzarmi per essere il più obbiettivo possibile quindi inizio subito con il motto ufficiale di OpenSUSE: Have a lot of fun! (Buon divertimento!)

Installazione

I requisiti minimi richiesti per l'installazione di Tumbleweed sono un processore da 2GHz, 2GB di RAM (ma meglio 4GB più quella necessaria al vostro carico di lavoro) e almeno 40GB di spazio su disco. Da notare che Tumbleweed è una delle poche distro a supportare ancora i processori a 32bit! Può avviarsi anche su sistemi con UEFI e Secure Boot attivo ma è comunque consigliato disattivare quest'ultimo.

Una delle particolarità del supporto di installazione di OpenSUSE (che per l'installazione offline è di più di 4GB) è che, contrariamente al solito, non è possibile provare preventivamente il sistema in live ma è possibile soltanto eseguire l'installazione.

OpenSUSE Tumbleweed: buon divertimento migliore distro!

Per provare il sistema in live è necessario scaricare un'apposita ISO (declinata in diverse versioni a secondo dell'ambiente Desktop che vogliamo provare), di dimensione più contenuta (inferiore ad 1GB) e scaricabile seguendo il link Alternative Download. La cosa assurda è che è possibile eseguire l'installazione anche dalla live (viene proposto un link sul Desktop che avvia il processo di installazione!) ma, a differenza del supporto dedicato, è assolutamente necessaria una connessione ad internet ed è comunque una procedura non consigliata per evitare problemi con dipendenze tra i programmi e le librerie eseguite nella live e i pacchetti (più recenti) scaricati da internet per l'installazione! In questo, OpenSUSE, non si presenta molto bene ad un nuovo utente, vediamo se le cose migliorano andando avanti...

OpenSUSE Tumbleweed: buon divertimento migliore distro!

Seguiamo il consiglio (magari dopo aver provato la live per vedere se il nostro hardware è ben supportato), scarichiamo e avviamo il supporto dedicato alla sola installazione. Appena scelta l'opzione di installare OpenSUSE Tumbleweed, si presenterà una schermata con un riepilogo del processo di installazione ed inizierà subito la configurazione della rete (che avverrà in automatico se connessi tramite cavo) e poi dovremo scegliere la lingua del sistema e della tastiera. Anche se a prima vista potrebbe sembrare una versione modificata dell'installer Calamares, in realtà il programma di installazione è completamente fatto da OpenSUSE ed è parte di YaST!

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Ci verrà poi chiesto se abilitare i repository online, in modo da aggiungere subito anche i pacchetti che per dimensione non sono inclusi nel supporto di installazione; se scegliamo di , potremo mantenere i 3 repository suggeriti e ignorare gli altri due (Sorgenti e DEBUG) che non sono utili per la maggioranza degli utenti (in caso di necessità potremo naturalmente abilitarli in seguito).

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Avremo poi la possibilità di scegliere il nostro ambiente Desktop preferito a scelta tra KDE Plasma, GNOME, Xfce4, Desktop generico (installa solo il server grafico Xorg) oppure scegliere una configurazione per utilizzo Server (senza interfaccia grafica); io ho scelto KDE Plasma.

Adesso ci verrà suggerita una configurazione per il partizionamento del disco ma prestate attenzione in caso di dischi di piccole dimensioni o in caso di disco con spazio libero non sufficiente all'installazione, potrebbe venire selezionato l'intero disco, eliminando le partizioni già presenti (e quindi tutti i dati del disco)! YaST dovrebbe comunque riconoscere una partizione contenente Windows e proporre una soluzione per la creazione del dual boot. Possiamo vedere come la formattazione consigliata per la partizione principale sia BTRFS e che verranno creati ben 12 subvolume (alcuni dei quali non saranno utilizzati dalla maggioranza degli utenti).

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Per terminare la configurazione dell'installazione non ci rimane che scegliere il fuso orario locale e creare un utente. Fatto questo ci verrà mostrato un riepilogo di tutte le nostre scelte con la possibilità di modificare ogni punto prima di confermare e procedere così con l'installazione vera e propria che dovrebbe concludersi in pochi minuti.

OpenSUSE Tumbleweed: buon divertimento migliore distro!

UTILIZZO

Al primo avvio (e anche ai successivi se non togliamo la spunta alla voce Show on next startup) si presenta una schermata di benvenuto con alcuni link utili. Il più importante di tutti è quello identificato da Read Me che ci dice subito come procurarci altro software e soprattutto ci informa, senza che dobbiamo scoprirlo da soli, che alla nostra installazione mancano alcuni codec per problemi di licenza ma ci dà anche un chiara indicazione di come possiamo porvi rimedio, ad esempio, con l'aggiunta di altri repository.

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Questa parte merita un po' di approfondimento ma cercherò di non annoiarvi troppo. Aggiungere repository esterni ci consente di ampliare la scelta di programmi disponibili altrimenti limitata (tipico delle distro che utilizzano pacchetti rpm, come Fedora) ma, dato che questi repo non sono gestiti direttamente da OpenSUSE, possono portare ad alcuni problemi. Un problema è quello relativo alla sicurezza, dovremo fidarci di un fornitore esterno alla nostra distro, ma limitando il numero di repo esterni e soprattutto scegliendo solo quelli ufficiali e/o di provata affidabilità (come quello suggerito, Packman, attivo ormai da più di 20 anni) possiamo stare abbastanza tranquilli da questo punto di vista. Un altro problema è quello dell'incompatibilità nelle dipendenze tra i pacchetti ufficiali e quelli dei repository aggiunti. Questo problema può portare all'impossibilità di aggiornare la nostra distro se si crea un ciclo di dipendenze non risolvibile e questo può aggravarsi tanto più quanti repo esterni vengono aggiunti. Nella mia distro personale ho aggiunto il repository di Packman che comprende tutti i pacchetti e alcune volte, durante l'aggiornamento, questo fallisce per incompatibilità delle dipendenze; c'è da dire che il problema si risolve da solo, generalmente dopo un paio di giorni al massimo, quando anche i pacchetti di Packman vengono aggiornati. Un altro problema (che personalmente non ho mai riscontrato) potrebbe essere la stabilità dei programmi installati da repo terzi che, al contrario di quelli ufficiali ampiamente testati attraverso la piattaforma OpenQA, potrebbero non essere stati sufficientemente provati. Inoltre dobbiamo considerare anche che possiamo avvalerci di altri metodi per l'installazione di programmi come l'utilizzo di Flatpak (che consente, tra l'altro, di installare i programmi e i codec necessari alla visualizzazione di tutti i media) , opi (che vedremo tra breve) o Distrobox (suggerito anche nella wiki di OpenSUSE)!

» Leggi: [LINUX] Guida completa a Flatpak

» Leggi: [LINUX] Guida completa a Distrobox: tutte le distro che vuoi, tutte insieme!

Flatpak è già presente in OpenSUSE (anche se non è installato nessun programma) e, nella versione con ambiente Desktop KDE Plasma, è già configurato in Discover, lo store dei programmi caratteristico di KDE, con preimpostato il repository di flathub.org, ampliando, da subito, l'offerta di software disponibile all'installazione.

Se invece decidiamo per l'aggiunta dei repository esterni (almeno quello di Packman) potremo iniziare ad apprezzare la versatilità e la velocità del gestore pacchetti da riga di comando tipico di OpenSUSE: zypper. Da notare che, per coloro che (sbagliando!) non amano la linea di comando, l'utilizzo di zypper è, salvo caso eccezionali, assolutamente facoltativo dato che per la gestione dei repository possiamo utilizzare Yast Repository mentre per l'installazione dei programmi ci sono ben due alternative: il già citato Discover e il più spartano YaST Gestore pacchetti (dovreste ormai aver capito che il nome YaST racchiude ben più di uno strumento!).

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Anche per aggiornare i programmi già installati abbiamo 2 diversi modi per farlo: il primo è sempre Discover, il secondo è... attraverso una notifica sul Desktop (di un programma della suite KDE) che appare periodicamente (o in caso di Notebook, quanto viene collegato ad una presa di corrente) in automatico e, grazie a Polkit, consente l'installazione di tutti gli aggiornamenti con un semplice click, senza necessità di inserire nessuna password. Decisamente una bella comodità!

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Torniamo ora al criptico comando suggerito dalla wiki per l'aggiunta del repo di Packman, che ci offre la possibilità di approfondire un po' la conoscenza di zypper:

sudo zypper ar -cfp 90 'https://ftp.gwdg.de/pub/linux/misc/packman/suse/openSUSE_Tumbleweed/' packman

In questo caso viene utilizzata la forma contratta del comando zypper addrepo (ar) con le opzioni c per controllare la validità del link seguente, f per abilitare il refresh, l'aggiornamento, automatico e p per impostare la priorità a 90 del repo che stiamo aggiungendo. Il sistema di priorità consente di privilegiare una fonte rispetto ad un altra per l'installazione di un medesimo pacchetto ed è inversamente proporzionale al numero (da 1 a 99) che andremo a scegliere; in questo caso priorità 90 imposterà Packman per essere la fonte preferita rispetto al repository ufficiale (che ha priorità 99). Dato che abbiamo parlato di aggiornamenti, dobbiamo dire che, qualora volessimo utilizzare zypper per aggiornare il sistema, non dovremo utilizzare il comando update (up in forma contratta) bensì dist-upgrade (dup).

Una caratteristica di zypper è che, per impostazione predefinita, installa ogni dipendenza relativa ad un programma anche quelle opzionali considerate "raccomandabili" (si comporta in maniera opposta, ad esempio, a pacman di ArchLinux): in questo modo garantisce che se un programma viene installato, questo funzionerà da subito al massimo delle sue capacità. Effetto collaterale di questa impostazione è che, qualora rimuovessimo un programma che fa parte della base del sistema (e sono tanti perché c'è quasi tutto quello che potrebbe servire ad un utente medio!), questo verrà reinstallato automaticamente al successivo aggiornamento perché "raccomandato". Naturalmente c'è un modo per evitarlo ed è bloccare il pacchetto rimosso con il comando zypper addlock nomepacchettorimosso (o zypper al nomepacchettorimosso). Insomma un occhiata al manuale di zypper o almeno alla pagina dedicata sulla wiki ufficiale è assolutamente consigliata per capire meglio come funziona questo particolare gestore pacchetti.

Un altro metodo per l'installazione dei programmi disponibile su OpenSUSE è la possibilità di cercarli nell'OBS. Questa piattaforma consente a chiunque di creare pacchetti contenenti programmi, semplificando al massimo, caricando le istruzioni per la compilazione ed eventuali patch. Si capisce bene che, nonostante questi pacchetti siano compilati e scaricabili da un sito ufficiale di OpenSUSE, non sono in alcun modo controllati da questa; al pari di AUR di ArchLinux è, quindi una risorsa da utilizzare con moderazione e solo se strettamente necessario.

» Leggi: ArchLinux: una distro solo per utenti esperti?

Non è raro imbattersi in più pacchetti dello stesso programma e in questo caso saranno da valutare alcune cose per scegliere quello giusto: l'ultimo aggiornamento disponibile (il primo dei risultati della ricerca), se ci sono errori in fase di compilazione (succeeded nella tab Build result ci dice di no) e naturalmente lo sviluppatore (da quanto tempo è attivo, segue solo quel progetto oppure altri,... informazioni che si possono rilevare cliccando sul nome dello sviluppatore e sulle varie tab nella pagina del progetto).

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Una volta individuato il giusto pacchetto da installare, possiamo cliccare su Download package e poi sulla versione della nostra distro (in questo caso Tumbleweed): scaricheremo così un file con estensione .ymp e cliccandoci sopra si avvierà l'installazione attraverso... indovinate un po'? YaST!

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Il processo di installazione ci avviserà dei cambiamenti che avverranno al sistema (andremo infatti ad aggiungere un repository per cui valgono tutte le considerazioni fatte in precedenza) e ci metterà in guardia sulla possibilità di codice malevole, dovremo importare la chiave dello sviluppatore e infine confermare l'installazione

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Da notare che avremo la possibilità di scaricare anche soltanto il pacchetto con estensione .rpm da poter installare senza l'aggiunta del repo interessato, soluzione ideale solo per provare i programmi ma non certo per l'utilizzo di quel programma nel medio-lungo termine in quanto non potrà essere aggiornato automaticamente. Per gli amanti della riga di comando è possibile cercare e installare qualsiasi programma presente in OBS direttamente dal terminale attraverso l'eseguibile opi, da installare preventivamente dal repository ufficiale. Per non tediarvi ulteriormente lascio a chi è interessato approfondire il semplicissimo utilizzo di questo strumento.

Bene dopo questo lungo excursus sulla gestione dei programmi, comunque utile (spero!) a conoscere meglio OpenSUSE, passiamo finalmente ad altro.

KDE Plasma offre senza dubbio il Desktop più familiare per gli utenti che vengono da Windows in quanto viene ricalcato il classico aspetto generale, con un rassicurante tasto menu (Start?) in basso a sinistra sulla barra in fondo allo schermo che contiene le applicazioni aperte, gli applet dei programmi e mostra le notifiche. Una cosa che invece, all'inizio, può confondere è il singolo click per aprire cartelle e file, comportamento che può benissimo essere "corretto" dalle Impostazioni, Comportamento dello spazio di lavoro, Comportamento generale.

KDE offre probabilmente anche la più completa raccolta di programmi utili e funzionali all'utente medio e qui sono presenti molti ma non tutti. L'aggiunta poi di Firefox e di Libreoffice, rendono l'installazione di altri programmi quasi superflua, fatto salvo esigenze particolari. È presente anche una versione "castrata" (passatemi il termine) di VLC; per il problema, sopra esposto, della mancanza di alcuni codec, non riesce a riprodurre alcuni file multimediali.

La fluidità generale è ottima, l'aspetto grafico molto curato ma sono presenti anche alcune piccole imperfezioni (a cui a dire il vero ci si abitua facilmente) nel funzionamento. La più evidente riguarda forse i menu a comparsa che su alcune applicazioni, alla prima apertura, si nascondono oltre il bordo dello schermo o si aprono troppo compatti per potere vedere le voci contenute; tutto si risolve solitamente aprendo lo stesso menu una seconda volta.

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Vediamo adesso, in maniera un po' più approfondita, quello che sicuramente è un punto di forza di questa distro: YaST. Questo, come detto, è uno strumento di configurazione la cui caratteristica è quella di essere modulare. In questa guida lo abbiamo già incontrato almeno tre volte e in particolare abbiamo visto il modulo che consente l'installazione di OpenSUSE, quello che consente l'installazione dei pacchetti software e quello per gestire i repository. Ma i moduli disponibili sono molti di più e consentono di configurare moltissimi parametri e opzioni relativi a software, hardware, sistema, sicurezza, servizi di rete,... Date solo un occhiata alla seguente immagine, che ritrae il pannello di controllo principale (raggiungibile dal menu delle applicazioni, Impostazioni, YaST), per avere un'idea.

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L'aspetto di ogni modulo di YaST è piuttosto spartano, si vede che gli sviluppatori hanno preferito puntare sulla funzionalità piuttosto che sull'estetica, e questo può intimidire gli utenti meno smaliziati. I power user invece apprezzeranno la possibilità di utilizzare YaST anche da terminale, come eseguibile da riga di comando o attraverso una semplice interfaccia testuale in ncurses.

UNO SGUARDO "SOTTO AL COFANO"

Anche OpenSUSE ha adottato da tempo SystemD come sistema di init, continua però ad utilizzare una classica partizione di Swap e, nonostante KDE Plasma sia perfettamente compatibile con il protocollo grafico Wayland (che risulta anche già installato!), il sistema viene avviato con il vecchio server grafico Xorg. Poco male: per godere del più moderno Wayland è sufficiente chiudere la sessione corrente, selezionare nella schermata di accesso Sessione del desktop: Plasma (Wayland) e accedere di nuovo.

Abbiamo già visto come per impostazione predefinita venga utilizzato il file system BTRFS che su OpenSUSE è configurato e sfruttato veramente a regola d'arte (non è un caso, SUSE è stata tra i principali promotori e sviluppatori di BTRFS!). Non è solo per la creazione dei 12 subvolume ma anche e soprattutto per l'utilizzo delle funzioni avanzate proprie di questo file system come la creazione e gestione automatica degli snapshot (immagini di alcuni subvolume) che avviene, ad esempio, prima e dopo ogni aggiornamento o installazione di pacchetti, grazie ad un altro strumento targato OpenSUSE: Snapper (da non confondere con Snap di Canonical). Grazie a Snapper e ad un estensione del boot loader GRUB (grub2-snapper-plugin, anche questa sviluppata da OpenSUSE), nell'ipotetico caso di problemi con qualche aggiornamento, consente facilmente di riavviare il sistema in una configurazione funzionante scegliendo, nella schermata di avvio, Start bootloader from read-only snapshot e selezionando lo snapshot interessato.

OpenSUSE Tumbleweed: buon divertimento migliore distro!

Se, una volta avviato lo snapshot scelto, tutto funziona per il meglio, possiamo fare una "regressione" del sistema a questo punto. Per farlo dobbiamo solo aprire il terminale e digitare:

sudo snapper rollback

Attendere il termine dell'operazione e riavviare normalmente il sistema.

Se vogliamo invece annullare, anche parzialmente, una modifica fatta da un aggiornamento, indovinate quale strumento potremo utilizzare? Ma certo: YaST, con il modulo per la gestione delle Istantanee del file system. Qui sarà possibile selezionare una istantanea dalla lista di quelle disponibili e cliccando Mostra modifiche potremo vedere quali file, in quali cartelle sono stati modificati e selezionarli tutti o solo alcuni per annullare selettivamente le modifiche.

OpenSUSE Tumbleweed: buon divertimento migliore distro!

Per quanto riguarda la sicurezza, troviamo firewalld attivo e ben configurato e il sistema di controllo di accesso ai file AppArmor che però a ben pochi profili attivi e che riguardano solo alcuni servizi esposti ad internet. A questo punto mi sembra superfluo sottolineare che possono entrambi essere configurati tramite YaST...

NON TUTTO È PERFETTO

Per quanto riguarda la distro c'è ben poco da dire, ci sono alcuni dettagli perfettibili ma tutto sommato il livello qualitativo rimane molto alto e quindi, anche in questo caso, questo paragrafo è dedicato al contorno. Non è perfetta la Wiki che, pur presente, presenta articoli in molti casi eccessivamente scarni, in altri non aggiornati per rispecchiare l'ultima versione del sistema operativo. Per aggiornamenti e dettagli, molto meglio la documentazione ufficiale che però è riferita alla versione Leap (poco male, Tumbleweed ha la stessa impostazione e solo pacchetti più aggiornati) e in alcuni casi risulta troppo tecnica per un utente al primo approccio. C'è da dire che il ricorso alla documentazione si rende necessario solo in pochissimi casi se non per semplice curiosità.

Yast rappresenta un grande passo avanti per rendere questa distro più amica dell'utente ma i moduli, efficienti ma essenziali nella grafica, sono sicuramente perfettibili e alcune volte risultano doppioni di menu di configurazione propri dell'ambiente Desktop (ad esempio, su KDE Plasma, la gestione della stampante)

OpenSUSE Tumbleweed: buon divertimento migliore distro!

Sarebbe da rivedere anche il doppio supporto per installazione e prova live (un limite solo di Tumbleweed, non della versione a rilasci periodici Leap) o almeno rimuovere la possibilità di installare Tumlbeweed dalla live che potrebbe confondere utenti frettolosi che non leggono la documentazione prima di provare una distro.

CONCLUSIONI

OpenSUSE, alla fine, ha raggiunto il suo obbiettivo di creare la distro perfetta per tutti? Per me, la risposta è sì ma come sapete sono di parte: l'ho scelta come mio principale sistema operativo e, come ho sempre detto, ogni utente Linux utilizza la distro perfetta. Se devo dare un parere oggettivo posso lapidariamente dire che OpenSUSE non è perfetta ma ha molte caratteristiche per diventarlo che forse, però, non sono facilmente apprezzabili dai neofiti, una su tutte, Snapper e la gestione automatica degli snapshot (che lavora in background e quasi mai si rende necessario farvi ricorso) ma anche lo stesso YaST.

Tutto sommato OpenSUSE, insieme a Fedora, è una delle distro migliori in circolazione che però è tra le più sottovalutate e snobbate e il motivo non è certo la mancanza di validi contenuti ma, forse, piuttosto perché se ne sente poco parlare (quante guide su OpenSUSE avete trovato su forum o blog?). Con questo articolo vorrei invertire questa tendenza perché, in definitiva, OpenSUSE è sicuramente meritevole di una prova molto approfondita!

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