ArchLinux è una distro nata nel 2001 che ha da subito raccolto molti utenti, entusiasti della semplicità, modernità, pragmatismo, versatilità e centralità dell'utente, pilastri su cui si basa la filosofia dietro questo progetto. È forse la distribuzione con rilasci "a nastro" (rolling release) per eccellenza che riesce a garantire aggiornamenti rapidi pur mantenendo una affidabilità e una stabilità invidiabili (se usata nel modo corretto!), fa del suo caratteristico gestore di pacchetti, pacman, uno dei suoi punti di forza insieme alla Wiki, vera e propria "bibbia" per la configurazione e la messa a punto, non solo delle caratteristiche peculiari di ArchLinux ma di moltissimi programmi che girano sul sistema con il pinguino. Alcuni la considerano una meta-distribuzione perché, anche se rilascia pacchetti con programmi già compilati (senza alcuna modifica rispetto a quanto previsto dallo sviluppatore, a differenza, ad esempio, di Debian), questi vanno molto spesso configurati, messi a punto, per integrarli al meglio nel sistema. Tutto questo fa di ArchLinux una distro per solo utenti esperti? È adatta come prima distro per un utente che viene da Windows? Vediamo di rispondere a queste domande!

ArchLinux: distro solo utenti esperti?

Installazione

I requisiti minimi per l'installazione di ArchLinux sono un processore a 64bit, almeno 2GB di spazio libero su disco e circa 1GB di RAM (può installarsi su sistemi con solo 512MB di RAM ma per l'avvio della live ne servono di più!). Ovviamente dipende poi da come volete configurare il sistema, quale ambiente Desktop installare, quanti e quali programmi utilizzare, ... insomma per un utilizzo Desktop è consigliato avere un hardware ben più capace del minimo richiesto.

Il supporto per l'installazione (di cui esiste un unica versione, aggiornata mediamente una volta al mese) non supporta il Secure Boot che va quindi disattivato, ma è possibile riattivarlo in seguito, firmando il kernel con una propria chiave crittografica e importando questa nell'UEFI (tranquilli, non è niente che non sia ben documentato dalla wiki).

Veniamo adesso all'installazione vera e propria, avviando il computer dal supporto che ha un paio di caratteristiche uniche: la prima è la presenza, non comune, di Memetest86+, la seconda, direi quasi una esclusiva di ArchLinux, la presenza dell'EFI Shell e la terza è che il sistema live non sia avvia in un rassicurante Desktop colorato con icone raggianti e ben definite ma si presenta solo l'inquietante schermo nero di un terminale con un cursore lampeggiante.

» Leggi: Che cosa è l'EFI Shell?

ArchLinux: distro solo utenti esperti?

L'installazione di ArchLinux avviene infatti "alla vecchia maniera" ovvero tramite terminale si stabilisce una connessione internet, si partiziona e si formatta il disco, si copiano i file necessari all'avvio e la base del sistema, si configurano alcune caratteristiche (come lingua, nazione, utente, gruppi,... ) e si possono installare anche alcuni programmi... se vi sembra complicato, niente panico: una guida passo, passo per una installazione molto semplice è, naturalmente, disponibile sulla wiki). Anche se può sembrare un metodo antico, difficile e poco pratico, è da sottolineare l'assoluta possibilità di personalizzazione del sistema già in questa fase! Si può scegliere quante e quali partizioni creare sul disco e quanti e quali filesystem utilizzare su queste e se creare un disco criptato (e se farlo LUKS in LVM o LVM in LUKS) piuttosto che solo alcune partizioni e in che modo farlo. Avete già rinunciato a provarla? Aspettate ancora un po': per facilitare l'installazione è stato creato uno script (con una semplicissima interfaccia testuale!), detto archinstall, che consente di fare una semplice installazione guidata di ArchLinux; per questa prova sceglieremo questa via.

Prima di lanciare lo script archinstall, dobbiamo fare alcune operazioni preliminari, la prima è impostare la mappatura della tastiera in italiano con il comando:

loadkeys it

In seguito occorrerà configurare la connessione internet: se questa è fornita attraverso il Wi-Fi dovremo utilizzare il comando iwctl per configurare l'accesso; se invece (come nel mio caso) è fornita tramite cavo, il demone DHCP dovrebbe aver già stabilito la connessione. Una volta ultimata la configurazione, possiamo verificare che tutto funzioni correttamente con un paio di comandi:

ip address show (o la sua forma contratta ip a s)

ping -c 3 archlinux.org

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Se l'output dell'ultimo comando riporta 3 packets transmitted, 3 received, 0% packet loss significa che siamo correttamente connessi ad internet e tutti i servizi necessari alla navigazione sono funzionanti.

Non ci rimane che lanciare lo script di installazione archinstall che si presenta subito con la lista di "cose da fare". Questa lista è navigabile con i tasti freccia, si può selezionare le scelte, quando previsto, con il tasto TAB e si può confermare la scelta con il tasto Invio. Cominciamo con la prima: la lingua del processo di installazione; notiamo che accanto ad ogni lingua è presente un numero percentuale che si riferisce alla parte di testo tradotto, se questo è diverso dal 100% significa che alcune parti verranno comunque riportate in inglese (nel momento in cui scrivo, l'italiano è al 66%).

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Il passo successivo è la configurazione dei mirror, ovvero di quei server da dove scaricare i pacchetti che andranno a costruire il nostro sistema. È consigliato sceglierne più di uno, preferendo quelli geograficamente più vicini per avere una buona velocità scaricamento e una rapida risposta.

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Scegliamo poi le impostazioni regionali (Locales): lingua italiana sia per la tastiera che per il sistema e in quest'ultimo caso, meglio specificare la codifica Unicode (IT_it.UTF-8) comune a quasi tutte le distro Linux.

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Adesso ci occuperemo del disco: la via più semplice è lasciare le impostazioni di default ma fate attenzione! Per impostazione predefinita viene proposta una soluzione che crea automaticamente le partizioni necessarie indicando solo il disco di destinazione ma tutto il disco verrà utilizzato con la conseguente perdita di tutti i dati presenti! Se, ad esempio, avete intenzione di installare ArchLinux in dual boot meglio procedere con il partizionamento manuale e creare lo spazio su disco necessario molto prima di arrivare a questo punto! Altrimenti proseguite pure con la soluzione predefinita che creerà le partizioni strettamente necessarie, una volta indicato il disco e il filesystem da utilizzare.

Come potete vedere nell'immagine sotto, il mio disco era già partizionato e conteneva già una installazione di una distro Linux ma questa volta ho deciso di cambiare filesystem, adottando BTRFS che è anche la scelta predefinita in archinstall. Scegliendo questo filesystem ci verrà chiesto se vogliamo abilitare alcune delle funzioni caratteristiche come i subvolume e la compressione (entrambe consigliate per impostazione predefinita).

» Leggi: [LINUX] Come e quando passare da ext4 a btrfs (anche con partizione criptata!)

ArchLinux: distro solo utenti esperti?

Avremo poi la possibilità di impostare un tipo di criptazione per il disco (opzione sconsigliata per gli utenti alle prime armi), di selezionare il bootloader (pre-impostato systemd-boot) e di scegliere un kernel unificato (Unified Kernel images) "impacchettato" in un file con estensione .efi per essere caricato direttamente dall'UEFI o dal bootloader senza necessità di configurazioni aggiuntive. Quest'ultima opzione consente di velocizzare leggermente l'avvio ed è l'ideale in caso volessimo implementare il Secure Boot ma, dato che non lo faremo, lasciamo su False la corrispondente voce.

Possiamo poi scegliere se attivare o meno lo Swap, scegliere il nome da assegnare al nostro computer (Name host) e arriviamo alla Password di root: se questa password non viene impostata l'utente root verrà disabilitato per sicurezza. È possibile tenere l'utente root disabilitato ed è anzi consigliabile per migliorare la sicurezza del sistema (Ubuntu e derivate hanno tutte l'utente root disabilitato!) ma ricordatevi di inserire il vostro utente nei sudoers, cioè nella lista di utenti a cui è permesso eseguire operazioni come se fossero root! Il mio consiglio, in questa fase, è quello di lasciare attivo l'utente root (impostando quindi una password sicura) e casomai disabilitarlo in seguito (quando dovrete occuparvi della messa appunto della sicurezza del vostro sistema!) perché potrebbe tornare utile per rimediare facilmente a qualche errore di configurazione.

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A questo punto è arrivato il momento di creare il nostro Account utente: selezioniamo Aggiungi utente e impostiamo il nome, la password (che sarà da ripetere e non verrà mostrata la digitazione dei caratteri!) e infine confermiamo che vogliamo aggiungere il nostro utente alla lista dei "superuser". Se non abbiamo altri utenti da aggiungere, possiamo scegliere Conferma ed esci.

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Ora dobbiamo selezionare il tipo di Profilo della nostra installazione, a scelta tra Desktop (l'opzione che sceglieremo), Minimal, Server e Xorg. Questo ci consente di scaricare e installare alcuni programmi che serviranno da base per il tipo di profilo scelto, in modo da non doverli cercare e installare manualmente. Selezionando Desktop, avremo poi la possibilità di selezionare subito anche uno o più Ambienti Desktop (io ho scelto solo Xfce4); in seguito potremo scegliere quali driver grafici installare per far funzionare al meglio la nostra scheda video (se non siete sicuri lasciate quelli proposti, potete sempre cambiarli in un secondo momento, dopo aver consultato la wiki).

La scelta successiva riguarda il Greeter che è quel particolare programma che, all'accensione del computer, avvia il server grafico e l'ambiente Desktop e mostra una finestra per il login dell'utente ma non solo, gestisce la sessione dell'utente con la possibilità di chiuderla, sospenderla, riavviarla, ... Viene proposto lightdm-gtk-greeter che è ideale per Xfce4 ma, se avete selezionato un altro ambiente Desktop, la proposta preselezionata potrebbe essere diversa.

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Siamo quasi giunti alla fine, ci rimane solo da selezionare un server audio (consigliato il moderno Pipewire), il kernel Linux da utilizzare tra quelli che ArchLinux rende disponibili (linux è un ottima scelta), aggiungere altri programmi inserendo il nome dei pacchetti aggiuntivi da installare ma in questa fase non è possibile fare una ricerca direttamente da archinstall, potete quindi cercare il nome dei pacchetti sulla wiki oppure saltare questo passaggio e completare l'installazione successivamente.

Per quanto riguarda la Configurazione di rete, avremo 3 possibilità che andremo a vedere un po' più in dettaglio in modo da capire meglio quale ci conviene scegliere. La prima scelta è quella di copiare la configurazione di rete che abbiamo fatto all'inizio dell'installazione: questa è la scelta che potremo fare, ad esempio, qualora avessimo un computer fisso che si connette sempre e solo alla stessa rete di casa. La seconda opzione richiede l'installazione di NetworkManager che è un potente strumento sia grafico che da riga di comando che, con l'utilizzo di appositi moduli, consente la configurazione di qualunque tipo di rete (LAN, Wi-Fi, Mobile, VPN,...): è senza dubbio la soluzione più versatile possibile, ideale, ad esempio, per un laptop che viene utilizzato a casa, a lavoro, al pub, in biblioteca,... Infine avremo la possibilità di configurare manualmente una nuova rete, caso abbastanza remoto nel caso di utenti domestici.

Ultime scelte disponibili, fuso orario (Europe/Rome), sincronizzazione automatica dell'orario (True) e l'aggiunta di repository aggiuntivi (operazione che può essere fatta anche in un secondo momento).

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Arrivati alla fine della configurazione, avremo la possibilità di salvarla su una chiavetta USB, interrompere l'operazione di installazione oppure procedere e iniziare a installare la nostra personale versione di ArchLinux! Se scegliamo di cominciare l'installazione, ci verrà mostrato un riepilogo della configurazione (poco leggibile, a dire il vero) e confermare l'avvio dell'installazione.

Il processo di installazione potrà durare più o meno tempo a seconda della configurazione scelta, dei pacchetti da installare e dalla velocità della nostra connessione, dato che quasi ogni pacchetto sarà scaricato da Internet; portate pazienza. Al termine dell'installazione verrà proposta la possibilità di accedere al nuovo sistema tramite chroot per ulteriori configurazioni al sistema ma non è strettamente necessario, potete declinare l'offerta, terminare la procedura di installazione e riavviare direttamente nel nuovo sistema!

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Utilizzo

L'esperienza di utilizzo varia, ovviamente, moltissimo in base alla configurazione scelta. Nel mio caso, il primo avvio mostra tutte le qualità e i limiti di un ambiente Desktop molto leggero e ricco di funzioni ma piuttosto minimale nell'aspetto come Xfce4. Io apprezzo il minimalismo ma in questo caso sembra un po' troppo; i caratteri utilizzati, ad esempio, sembrano antiquati. Non dimentichiamoci, però, che siamo su ArchLinux: uno sguardo alla wiki e possiamo sistemarli facilmente.

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Durante la configurazione dell'installazione abbiamo saltato l'aggiunta dei programmi e quindi potrebbero mancare tutti i programmi per l'utilizzo quotidiano come browser, gestore email, programmi per fotoritocco o galleria immagini, player audio e video, suite da ufficio,... Il gestore di pacchetti pacman, che funziona ovviamente da riga di comando, con la sua velocità ed efficienza, rende divertente questa parte, cercare e installare i programmi è facilissimo ma fate attenzione: alcuni programmi hanno delle dipendenze opzionali, non necessarie per il corretto funzionamento del programma ma utili per ampliarne le funzioni. Dato che, dovreste averlo capito ormai, ArchLinux è votata al minimalismo, pacman installerà solo le dipendenze necessarie e mostrerà soltanto le dipendenze opzionali; prestate quindi attenzione all'output del comando di installazione e prendete nota delle dipendenze opzionali proposte per ogni pacchetto installato (potete sempre rivederle con il comando pacman -Qi nomepacchetto). Se un programma non funziona come vi aspettereste (ad esempio non apre un formato di file che dovrebbe essere supportato) potrebbe mancargli qualche dipendenza opzionale!

ArchLinux: distro solo utenti esperti?

La "sola" installazione dei programmi "server" (che si avviamo come demoni e che non hanno interfaccia grafica) potrebbe non essere sufficiente a farli funzionare nel modo adeguato alle nostre esigenze ma consultando, ancora una volta, la wiki, potremo trovare la soluzione. Qualora fosse necessario modificare un file di configurazione di un programma, ricordate di non sovrascrivere le opzioni da modificare ma di commentare (in genere con l'aggiunta del carattere # davanti) la riga interessata e riscriverla al di sotto con la modifica; potrebbe tornare molto utile anche aggiungere un commento con data e motivazione (tipo # Modifica 19/02/2024 eseguita per...) che evidenzia ancora di più la voce modificata e ne rende più facile la ricerca. Anche creare un semplice file di testo contenente tutte le modifiche effettuate al sistema potrebbe in futuro aiutare a risolvere velocemente qualche problema.

I primi tempi, gran parte dell'utilizzo che farete di ArchLinux riguarderà sicuramente la messa a punto e la personalizzazione di ogni singolo componente, ma ricordate di procedere con metodo, concentratevi solo su un obbiettivo alla volta e leggete bene la wiki; per alcuni questa è la parte più divertente!

Il repository ufficiale di ArchLinux è piuttosto ben fornito ma non certo ai livelli di Debian, tuttavia possiamo fare affidamento anche su un altro repository dove i pacchetti sono creati e mantenuti dagli utenti, l'Arch User Repository o AUR. A differenza del repository ufficiale, da questo non si scaricano pacchetti già compilati ma solo "istruzioni di montaggio" per la compilazione del programma (o libreria) desiderato. Chiunque può creare un pacchetto in AUR e per questo è consigliata la massima prudenza nell'utilizzo di questo repository, controllando bene quante volte un pacchetto è stato votato dalla comunità e soprattutto controllare il file PKGBUILD per verificare la presenza di istruzioni malevole prima di procedere all'installazione. Per questo motivo non è consigliato utilizzare package manager alternativi che scaricano e installano automaticamente da AUR (anche se ce ne sono).

Per installare un pacchetto da AUR, meglio cercarlo sul sito, controllare il file PKGBUILD, le dipendenze necessarie e infine scaricare il pacchetto contenente le istruzioni con Download snapshot.

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Una volta scaricato lo snapshot (che è un semplice file compresso con estensione .tar.gz) potremo copiarlo in una cartella a nostro piacimento, li scompattarlo ed entrare nella cartella appena estratta, tramite terminale:

tar xzvf nomepacchettoaur.tar.gz .

cd nomepacchettoaur

E adesso dovremo compilare il programma interessato (per farlo è necessario prima installare il pacchetto base-devel) con il comando:

makepkg -s

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L'opzione -s consente di scaricare direttamente le dipendenze necessarie presenti nel repository ufficiale tramite pacman; se una dipendenza si trova su AUR, dovremo interrompere il processo di installazione attuale e compilare ed installare prima la dipendenza necessaria al nostro programma. makepkg si occuperà di eseguire le istruzioni presenti nel PKGBUILD: scaricherà quindi i componenti necessari, potrebbe compilare del codice e infine creerà un pacchetto con nome nomepacchettoaur-versione ed estensione .pkg.tar.zst che potremo adesso installare sul sistema con pacman con il comando:

sudo pacman -U nomepacchettoaur-versione.pkg.tar.zst

A differenza dei pacchetti installati dal repository ufficiale, i pacchetti di AUR installati con questo procedimento non vengono aggiornati automaticamente ma devono essere aggiornati manualmente, reinstallandoli, con la stessa procedura appena vista.

Se trovate tutto questo troppo macchinoso, potete sempre affidarvi a Flatpak per ampliare il parco di programmi da poter installare, supportato da ArchLinux ma naturalmente non installato (basta installarlo con il comando pacman -S flatpak).

» Leggi: [LINUX] Guida completa a Flatpak

Gli sviluppatori di ArchLinux garantiscono un'ottima qualità degli aggiornamenti e cercano di automatizzare per quanto possibile anche cambiamenti importanti ma, alcune volte (mediamente 1-2 volte l'anno), può capitare che il rilascio di qualche aggiornamento richieda un intervento manuale da fare sul sistema prima di poter installare gli altri aggiornamenti. Per evitare grossi problemi che potrebbero derivare da questi eventi, assicuratevi di iscrivervi alla mailing list degli annunci o sottoscrivete il feed sulla pagina principale di ArchLinux, per venire informati immediatamente della necessità di interventi manuali.

Ricordatevi inoltre che l'aggiornamento dei programmi tramite pacman non va a sovrascrivere le configurazioni di questi ma viene creato un nuovo file di con estensione .pacnew contenente le nuove configurazioni predefinite di quel programma. Un programma che si aggiorna può avere infatti nuove funzioni che richiedono nuove configurazioni; ricordatevi di controllare periodicamente il vostro sistema alla ricerca di questi file e controllate cosa cambia rispetto al vecchio prima di sostituirlo o cancellarlo!

Uno sguardo "sotto al cofano"

Dato che abbiamo costruito noi il nostro sistema, ci sono ben poche cose da scoprire! Le uniche cose che non abbiamo ancora detto sono che anche ArchLinux utilizza il sistema di init SystemD (se siete coraggiosi, potete anche cambiarlo!) e che la Swap creata con tramite archinstall sfrutta la moderna soluzione del dispositivo RAM compresso, ZRAM.

Non tutto è perfetto

Ero indeciso se scrivere questo capitolo o meno ma alla fine, eccolo qua. Non tutto è perfetto non riguarda il sistema operativo, dove è quasi sempre l'utilizzatore causa e/o soluzione di problemi, ma riguarda la comunità e più precisamente il forum ufficiale (in inglese): qui non sono molto ben visti nuovi utenti che fanno domande la cui risposta può essere trovata agevolmente nella wiki, comportamento di solito comune ai "principianti". Attenzione però, non voglio assolutamente dire che la comunità dietro ArchLinux sia composta da utenti spocchiosi, al contrario, in caso di problemi non documentati (sempre possibili con una distro così personalizzabile) saranno tutti ben disposti ad aiutare, a capire il problema e proporre possibili soluzioni! Il motivo per cui non sono gradite domande "banali" è uno soltanto: la comunità investe tempo ed energie per creare, modificare, tenere aggiornati, approfondire e discutere le pagine della wiki; se la risposta è già lì, non c'è nessuno che vorrà impiegare un secondo del suo tempo a scrivere semplicemente "leggi la wiki!". Per presentarsi bene al momento in cui dovete chiedere aiuto è utile riportare oltre alla descrizione completa del problema, le pagine della wiki già consultate senza arrivare ad una soluzione.

Anche l'ottima wiki, che rimane sempre un riferimento per tutti gli utenti Linux, ha un problema: è troppo dispersiva. Visitate una qualunque pagina e provate a contare i collegamenti ad altre pagine e gli articoli correlati: se li seguite, c'è da perdere il filo dei pensieri e scordarsi da dove siamo partiti! Non che ci sia un metodo migliore per organizzare tutta questa mole di utili informazioni ma, per un utente poco esperto, che ha bisogno di approfondire ogni argomento, può essere un labirinto.

Conclusioni

Non posso non esaltare le grandi qualità di questa distro che per anni è stata quella che ho adottato come mio principale sistema operativo: è il perfetto connubio tra semplicità di utilizzo e massima personalizzazione. Può richiedere molto, molto tempo per avere un sistema completamente personalizzato ma il tempo speso, oltre ad essere stato investito a comprendere meglio Linux in generale, sarà ripagato dalla soddisfazione di avere un sistema operativo che funziona proprio come vogliamo e che siamo stati proprio noi a "costruirlo".

Ma veniamo al punto: ArchLinux è una distro solo per utenti esperti? Può essere adatta anche ad un utente alle prime armi? ArchLinux è una distro adatta a tutti coloro che hanno tempo e voglia da dedicare ad imparare ad amministrare il proprio sistema operativo. Certo è che una minima conoscenza almeno dei componenti del computer, dei vocaboli caratteristici dell'ambiente Linux e del terminale sia necessaria ma, con pazienza, può essere acquisita proprio con l'utilizzo di ArchLinux (magari provato prima in virtuale... ). Leggere, comprendere e rileggere la wiki è il sistema giusto per imparare nuove cose riguardo a Linux e divertirsi con ArchLinux; copiare-incollare i comandi proposti nelle sue pagine, magari senza capirne il significato, è il primo passo per cambiare in breve tempo distro.

» Leggi: [LINUX] Glossario per newbie

» Leggi: Da Windows a Linux: guida per un passaggio indolore