RapidShare, uno dei primi e più significativi servizi di file-hosting, ha comunicato ai propri clienti l'imminente chiusura dell'attività la rimozione di tutti i file ospitati.

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Nel 2010, RapidShare era fra i 50 siti più visitati di tutta Internet, ma, oggi, la notizia non giunge del tutto inaspettata.

Finita spesso sotto i riflettori internazionali quale piattaforma per la diffusione illegale di materiale coperto da copyright, RapidShare ha dovuto più volte riposizionare la propria offerta, introducendo restrizioni sempre più pesanti. Limitazioni che hanno portato defezioni di massa, sino a rendere il business, evidentemente, insostenibile.

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Un ulteriore fattore determinante è stata la forte accelerazione dei colossi del settore IT sui rispettivi servizi di file-hosting. Dropbox, Office 365, Google Drive e Amazon Cloud Storage hanno una credibilità maggiore rispetto alle alternative legatesi al mondo della pirateria e, di conseguenza, attirano un tipo di pubblico professionale maggiormente abituato a metter mano al portafogli, ovvero proprio quel segmento che consentiva di sostenere i costi e generare gli introiti di RapidShare. Rimasta sempre più in larga parte con utenti a profilo "free", RapidShare non è riuscita a far quadrare i conti.

Gli utenti hanno fino al 31 marzo per scaricare copie di sicurezza dei propri file dal servizio. Dopo tale data, gli oltre 10 petabyte di dati gestiti dal gruppo svizzero fondato nel 2012 saranno permanentemente cancellati.