Il panorama delle criptovalute è talmente ampio che è davvero difficile scegliere quelle sulle quali puntare. Mentre in un articolo precedente ho segnalato le mie "top" per il 2018/2019, e, successivamente, altri progetti in fase di lancio molto promettenti, in questa sede voglio invece raccontarvi quali criptovalute ho deciso di evitare perché, secondo me, hanno aspetti tecnologici o di legati alle condizioni di mercato che rischiano di renderle poco profittevoli (se non andare a zero!)
nota: questo articolo fa parte de La Guida Definitiva a Bitcoin. Per una trattazione strutturata del fenomeno "Bitcoin e criptovalute", con approfondimenti e guide pratiche adatte anche ai principianti, raccomandiamo di partire da lì:
Premessa
Prima di cominciare, siate consci che quanto espresso di seguito costituisce la mia personalissima opinione. Di più: non escludo che le criptovalute citate di seguito crescano verticalmente di valore nei mesi a seguire! Ma, allora, perché non le acquisto?
Semplicemente perché vi sono talmente tanti altri progetti promettenti che non è materialmente pensabile scommettere su tutti. Dovendo scegliere, cerco quindi di orientarmi su monete dai fondamentali più forti o che, per vari motivi, mi convincono di più
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Sono certo che molti lettori non saranno d'accordo con il giudizio espresso. A tutti loro, va il mio sincero invito a proporre le proprie contro-argomentazioni nei commenti qui sotto.
Criptovalute da evitare: Tether (USDT e EURT)
Una delle critiche rivolte più spesso alle criptovalute è che non siano "sostenute da nulla", al contrario delle monete "reali" (fiat) come dollaro o euro che possono contare sul supporto dei governi centrali. Personalmente, credo che questa affermazione sia una sciocchezza, ma tant'è
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Tether (simbolo USDT
) è un progetto che cerca di sopperire a questa carenza. I suoi autori promettono di accantonare 1 dollaro reale per ogni moneta di Tether immessa in circolazione. La variante con simbolo EURT
, lanciata da poco dallo stesso team, mira a replicare il modello allocando 1 euro per ogni moneta EURT prodotta.
Il problema è che esistono ormai quasi 2,5 miliardi di monete USDT, ma nessuna prova che la società abbia concretamente accantonato una somma equivalente in dollari. Di più: a gennaio 2018, l'agenzia esterna che era stata incaricata di certificare la solvenza è stata allontanata prima che avesse la possibilità di raggiungere un verdetto.
Ora: una cifra attorno ai 3 miliardi di dollari è una somma elevata da raccogliere per quella che, in definitiva, è solo una "start up" in un settore dal futuro incerto. D'altro canto, non è fuori dal regno delle possibilità. Tanto per avere un metro di paragone: Microsoft pagò 8.5 miliardi di dollari per acquistare Skype e 26.2 miliardi per LinkedIn, mentre a Facebook servirono 19 miliardi per mettersi in tasca WhatsApp e 1 solo miliardo per Instagram. Ma erano aziende consolidate: le piccole start up vengono generalmente fagocitate per cifre comprese fra 250 e 500 milioni di dollari.
Seppure si possa immaginare che sia un gruppo di banche e fondi d'investimento a coprire l'impegno valutario di Tether (chiunque immagini un'enorme cassaforte nella cantina dell'azienda è estremamente ingenuo!), i dubbi rimangono e le prove di regolarità sono zero.
Non investo investo in Tether perché: se si dovesse scoprire che i soldi non ci sono o che la copertura è solo parziale, la fiducia del pubblico nell'azienda precipiterebbe in picchiata, e con essa il valore delle monete.
Criptovalute da evitare: Dogecoin (DOGE)
Jackson Palmer, l'inventore di Dogecoin (simbolo DOGE
) non nasconde che, quando creò la sua moneta nel 2013, voleva solamente farsi una risata: il simbolo è un cane di razza Shiba che, in quell'anno, era divenuto un "meme" popolarissimo su certi forum.
Il problema è che gli appassionati di criptovalute iniziarono a "minare" (cioè "creare") e scambiare concretamente lo "scherzo" di Palmer come alternativa a Bitcoin, spingendo in su il prezzo. Questo fa sì che DOGE sia ancora oggi fra le prime 40 criptovalute per capitalizzazione, con un mercato complessivo attorno agli 800 milioni di dollari.
Il problema di fondo è che il codice di Dogecoin non viene aggiornato da oltre due anni, ed è dunque rimasto molto indietro rispetto alle più recenti tecnologie in ambito di criptovalute. Inoltre, non è accettato presso alcun esercente di rilievo come forma di pagamento, né ha partnership importanti o promesse rivoluzionarie per il futuro.
La mia personalissima sensazione è che Dogecoin sia mantenuto in auge solo dalla vastissima community di giocosi investitori che, negli anni, si è raccolta attorno al progetto: solo su Reddit ci sono oltre 111 mila persone, ovvero non molti eno rispetto ad una moneta prestigiosa come Litecoin (189 mila). Fino a quando durerà questa "fedeltà"? E se qualcuno degli utenti con il doge-portafogli più grosso dovesse iniziare a vendere per spostarsi verso Bitcoin o altre soluzioni più "serie", che cosa farebbero gli altri?
Non investo investo in Dogecoin perché: non riesco a capacitarmi di come un progetto nato per gioco e tecnologicamente fermo da anni continui a sopravvivere.
Criptovalute da evitare: Bitcoin Cash (BCH)
Basta fare un giro sul sub-Reddit dedicato alla prima criptovaluta per capitalizzazione (/r/Bitcoin/) per capire quanta animosità esista fra i supporter di Bitcoin (simbolo BTC
) e la tifoseria del suo fork più popolare: Bitcoin Cash (simbolo BCH
).
Una buona parte della responsabilità è certamente attribuibile a Roger Ver, fondatore di Bitcoin.com e grande sostenitore di BCH. L'imprenditore, seguitissimo e spesso presente sulle TV nazionali americane, non perde occasione per lanciarsi in elogi del fork e sostiene apertamente che, nel prossimo futuro, Bitcoin Cash schiaccerà il Bitcoin "originale" (Bitcoin Core, come insiste a chiamarlo per sminuirne l'importanza) e sarà esso stesso chiamato semplicemente "Bitcoin".
Ovviamente i fan di "Bitcoin Core" non ci stanno, e accusano Bitcoin Cash di aver copiato il nome, il simbolo e di giocare sulle similitudini per confondere i novizi a proprio vantaggio. Effettivamente, è indubbio che l'attrattiva di "un Bitcoin che costa molto meno dell'altro" sia elevata per chi si affacci su Coinbase per la prima volta e non abbia le idee ancora chiare
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Inoltre, l'account Twitter @bitcoin è in realtà gestito dal team di Bitcoin Cash, mentre il sub-Reddit ufficiale di Bitcoin Cash ha come indirizzo /r/BTC/ (ricordiamo che quello è il simbolo di Bitcoin, mentre Bitcoin Cash è BCH).
Insomma: che stiano giocando sulla confusione generata per attirare l'attenzione è poco ma sicuro.
Ciò detto, è innegabile che, in questo momento, Bitcoin Cash abbia alcuni vantaggi tecnologici importanti rispetto al Bitcoin originale, che si riflettono in commissioni minori e tempi di conferma delle transazioni sensibilmente inferiori. "Funziona molto meglio" come denaro digitale, insomma, ma non mancano gli scettici: le soluzioni adottate sono solo "scorciatoie" che potrebbero generare problemi sul lungo periodo.
Bitcoin Cash è stato creato da un gruppo che desiderava rapidamente una soluzione ai problemi di performance di Bitcoin. Cosa succederà quando la diffusione capillare delle tecnologie SegWit e Lighting Network porteranno Bitcoin in pari con Bitcoin Cash, se non un passo più avanti?
Non investo in Bitcoin Cash perché: Bitcoin sta colmando progressivamente il deficit tecnologico rispetto a Bitcoin Cash e, per di più, tramite soluzioni molto più robuste e convincenti. Senza il vantaggio prestazionale, cosa resterà (oltre al plagio del marchio) a vantaggio di BCH?
Criptovalute da evitare: Bitcoin qualsiasi-altro-suffisso
In coda al successo di Bitcoin Cash sono spuntati come funghi una serie di altri progetti "Bitcoin con suffisso" che hanno cercato di cavalcare la popolarità del nome ma, nel concreto, hanno introdotto davvero poche novità di rilievo: da Bitcoin Gold a Bitcoin United, passando per Bitcoin Plus e Bitcoin Diamond ne ho contati una decina solo fra quelli con un minimo di trazione. E come dimenticare la truffa Bitcoin Platinum!
Il problema è che, personalmente, sento una fortissima "puzza" di operazione finanziaria finalizzata ad ingrossare i portafogli (reali) dei gruppi che vi stanno dietro, più che la volontà di risolvere problemi concreti. In questo panorama, il rischio di rimanere fregati in una sorta di "pump and dump" tecnologico sono altissime.
Non investo nei fork di Bitcoin perché: non introducono un valore reale e temo fortemente che si tratti di speculazioni finanziarie senza futuro.
Criptovalute da evitare: Ripple (XRP)
So bene che inserire Ripple (simbolo XRP
) fra i progetti nei quali non investo lascerà stupite molte persone. È stata infatti proprio XRP una delle criptovalute con la crescita maggiore del 2017: ha totalizzato un incredibile +35.000%, passando da 0.006 dollari a 2.25 dollari di fine anno (in pratica: chi aveva investito 1.000 € agli inizi ne ha portati a casa 350.000 €!).
Prestazioni straordinarie a parte, rimane il fatto che solo il 50% delle monete totali è in circolazione sul mercato. L'altra metà è nelle casse di una singola società, Ripple Labs Inc.. Già questo mi urta parecchio, perché lo scopo delle criptovalute è proprio quello di decentralizzare il denaro, togliendone il controllo dalle corrotte mani di stati e banche per ridarlo agli utenti. Lasciando invece metà dei denari nelle grinfie di un solo soggetto si ripresenta il problema, con l'aggravante che è una società privata, con fortissimi interessi economici, a dettare le regole.
Ma noi siamo investitori e non "filosofi", motivo per cui guardiamo al business e alle occasioni di guagano! Ebbene: il progetto di Ripple Labs è di vendere XRP alle banche tradizionali, alle società che emettono carte di credito e ai gateway di pagamento, che potrebbero così iniziare ad utilizzare la rete Ripple per inviare denaro da istituto a istituto. I vantaggi sarebbero enormi: operazioni drasticamente più veloci e abbattimento verticale dei costi.
C'è un piccolo problema: ritengo sia da stolti credere che un sistema potente come quello bancario accetti veramente di cedere un potere enorme quanto lo è quello dei trasferimenti intra-bancari ad una singola società privata, che potrebbe poi decidere unilateralmente quali modifiche apportare, i prezzi da applicare e le condizioni di contratto per stare "dentro" oppure "fuori" (cioè, di fatto, tagliati fuori dalla rete bancaria mondiale).
Piuttosto, reputo che i colossi finanziari finiranno per sviluppare una propria soluzione, probabilmente "segreta" (nel senso di "non disponibile al grande pubblico"), sulla quale mantenere il completo controllo. Considerando che la maggior parte delle criptovalute in circolazione sono open source e possono quindi essere facilmente prese e adattate alle singole necessità, il costo ed i tempi implementativi sarebbero assolutamente risibili.
L'unica àncora di salvezza per XRP sarebbe l'incapacità di trovare un accordo fra diversi gruppi bancari, soprattutto se internazionali. In tal caso, comunque, vedo più probabile la nascita di vari sistemi autonomi (magari su base nazionale) fra loro interconnessi che non il successo di XRP.
Non investo in Ripple perché: sono fermamente convinto che le banche, vero cliente di Ripple Labs, non adotteranno mai XRP su larga scala. Una volta che il rifiuto diverrà palese, il prezzo delle monete precipiterà per tutti.
Criptovalute da evitare: Basic Attention Token (BAT)
In quanto programmatore di professione, utilizzo JavaScript per molte ore ogni giorno. Mi sembra dunque di sputare nel piatto in cui mangiamo io e i miei figli quando sconsiglio la criptovaluta ideata da Brendan Eich, ovvero l'inventore di JavaScript stesso (oltre che co-fondatore del progetto Mozilla da cui nasce il browser Firefox che utilizzo quasi con la stessa frequenza).
Purtroppo, però, credo che Basic Attention Token (simbolo BAT
) non abbia alcuna speranza di raggiungere lo scopo che si prefigge. Ho argomentato in dettaglio le mie valutazioni qui:
» Leggi: Basic Attention Token (BAT): come si acquista, che cos'è, come rivoluzionerà la pubblicità online
Non investo in Basic Attention Token perché: l'obbligo di utilizzare un browser web specifico e semi-sconosciuto (o di "installare qualcosa", se questa possibilità dovesse mai emergere in futuro) riduce la compatibilità e, in un settore come quello pubblicitario, i grandi numeri sono di importanza vitale.
Criptovalute da evitare: Binance Coin (BNB), KuCoin Shares (KCS) e monete di altri exchange
Come ho spiegato in un altro articolo, ho acquistato 1 singolo Binance Coin (simbolo: BNB
) allo scopo di pagare commissioni ridotte
» Leggi: Come ridurre i costi su Binance: video guida per abbassare le commissioni con BNB
Ho, appunto, solo una moneta, e ne compro una nuova solo quando ho speso quella in mio possesso.
Possedere monete legate ad un exchange come Binance Coin o KuCoin Shares (simbolo KCS
), ovvero la valuta propria di KuCoin, è infatti estremamente rischioso. In caso il sito di riferimento venisse crackato (come avviene troppo spesso, ultimamente) non solo perderemmo le monete che abbiamo stoltamente conservato sulla piattaforma, ma il valore delle loro valute specifiche sprofonderebbe in prossimità dello zero.
E non pensiamo che sia solo un rischio "teorico": gli exchange vengono ormai crackati mensilmente
» Leggi anche: Guida completa ai wallet offline: come conservare le criptovalute sul PC e prevenire furti (portafogli Bitcoin, Ethereum, Litecoin)
Non investo nelle monete proprie degli exchange perché: in caso i siti di riferimento subissero un attacco, il valore precipiterebbe verticalmente (potenzialmente senza mai più rialzarsi).
Criptovalute da evitare: Tron (TRX)
A giudicare dal numero di commenti che ho ricevuto, Tron (TRX
) ha un ampio seguito anche nel nostro Paese. Per un po' anch'io ho valutato di investirvi qualche euro, invogliato dalla forte crescita di prezzo.
Due sono i motivi che mi hanno fatto desistere. Innanzitutto, sono emerse accuse di plagio del whitepaper. Il numero uno di Tron, Justin Sun, ha prontamente replicato che si trattava solamente di un problema di traduzione dal cinese, ma un precedente del genere non è mai un buon segno quando si parla di affidare i nostri soldi ad uno sconosciuto.
C'è poi la quantità di monete massima: addirittura 100 miliardi (circa come Ripple) di TRX, già oggi prezzate a 0.05 $ l'una. Davvero troppe perché il valore delle singole possa crescere in maniera importante. Di più: oltre la metà è fuori dal mercato. Il 35% delle monete sono in mano alla fondazione Tron, il 15% a investitori privati e un ulteriore 10% è stato assegnato ad un'azienda, Peiwo Huanle, che pare essere partecipata dallo stesso Sun.
Ma il problema principale è che il progetto non è nemmeno lontanamente completo, e non lo sarà almeno sino al 2023, stando alla lunghissima roadmap. Non c'è nulla di male ad avere una visione di lungo periodo (anzi!) ma pare che la moneta TRX non avrà alcuna utilità concreta fino a quando perlomeno una buona parte degli obbiettivi non saranno stati raggiunti. Considerato che tutto il mercato delle criptovalute potrebbe precipitare da un giorno all'altro, un piano tanto prolungato espone ad un rischio enorme.
Ma non è nemmeno questo a farmi desistere. Il vero aspetto che mi preoccupa è che la maggior parte dei post su /r/CryptoCurrency/ relativi a Tron hanno toni iper-critici, senza che vi sia un bilanciamento appropriato da parte dei supporter del progetto. È chiaro che non bisogna mai "seguire il gregge", ma questo è indubbiamente un segnale negativo molto forte.
Non investo in Tron perché: la moneta è oggi senza utilità, e la community internazionale di investitori e appassionati di criptovalute mostra un sentimento generale negativo nei confronti del progetto.