Il bullismo è un fenomeno in costante crescita, soprattutto tra i giovani. Esiste da sempre, ma l'uso della tecnologia ne ha amplificato la portata e le relative conseguenze nefaste. Vediamo insieme di cosa si tratta
Con il termine bullismo si definisce un comportamento aggressivo, sia di natura fisica che psicologica, ripetuto nel corso del tempo e attuato nei confronti di persone percepite come più deboli dal soggetto che tiene il comportamento in questione. Pertanto, le tre fondamentali caratteristiche che permettono di definire un episodio con l’etichetta “bullismo” sono:
- l’intenzionalità , e quindi la volontarietà, di mettere in atto un comportamento aggressivo;
- la ripetitività delle azioni aggressive fino a divenire persecutorie, per cui non basta un singolo episodio perché vi sia bullismo, ma devono esserci più episodi aggressivi;
- e infine l’asimmetria di potere tra la vittima, che è in una posizione di debolezza, e il persecutore, che invece riveste una posizione di forza.
Solitamente, i ruoli del bullismo sono ben definiti: da una parte c’è il bullo, ossia colui che attua comportamenti violenti sia a livello fisico che psicologico e dall’altra parte c’è la vittima, e cioè colui che subisce tali atteggiamenti aggressivi, che si sostanziano in ripetute umiliazioni da parte del bullo di turno. Il più delle volte, però, il bullismo non riguarda soltanto l’interazione tra due soggetti, ma coinvolge più persone in una più ampia dinamica di gruppo: una delle conseguenza del bullismo, infatti, è proprio l’isolamento o l’esclusione della vittima dal gruppo.
Generalmente nel gruppo c’è un leader, che è appunto il bullo. Il bullo è affiancato dai c.d. gregari, che aiutano attivamente il bullo nel compimento delle sue violenze. E poi ci sono i restanti membri del gruppo, definiti spettatori negativi, che appoggiano e sostengono le iniziative del leader anche solo ridendo o applaudendo, contribuendo così a deridere e ad umiliare il bullizzato e aumentando le sue sofferenze fisiche e/o psicologiche. Fortunatamente, però esistono anche i c.d. spettatori utili, che intervengono scoraggiando il bullo o difendendo la vittima, oppure cercano aiuto per prestare soccorso alla vittima, chiamando adulti che possano interrompere le violenze in corso: questi soggetti giocano un ruolo molto importante nel contrastare e prevenire efficacemente la diffusione del bullismo.
I comportamenti crudeli che caratterizzano il bullismo sono i seguenti:
- aggressioni fisiche;
- offese, parolacce e insulti;
- derisione per l’aspetto fisico, per il modo di parlare o per il modo di vestire;
- diffamazione, che consiste nel parlare male della vittima in presenza di altre persone, senza che la persona offesa possa sentire e difendersi;
- esclusione e isolamento dal gruppo a causa delle proprie opinioni o dei propri comportamenti, nonché a causa delle proprie caratteristiche fisiche o intellettuali (si pensi ad esempio ad uno studente particolarmente brillante che diventa oggetto di scherno come “secchione”); talora l’esclusione può avvenire anche mediante il semplice rifiuto a socializzare con la vittima o parlando male di lei e creandole una brutta reputazione;
- una delle forme più subdole di bullizzazione è quella messa in atto dal "bullo amico" che, simulando amicizia ed accettazione della vittima all'interno del gruppo, in realtà si adopera per procurarle danni o discriminazioni.
Per gli psicologi si tratta di una vera e propria emergenza, che deve essere contrastata con iniziative mirate da parte della scuola, perché il fenomeno si verifica soprattutto nell’ambiente scolastico e negli ambienti ricreativi, dove si praticano sport o altre attività.
I primi studi sul bullismo furono svolti solo verso la fine del 900 (precisamente negli anni Settanta del secolo scorso) e si svolsero soprattutto nei paesi scandinavi, a seguito di una forte reazione dell'opinione pubblica norvegese, dopo il suicidio di alcuni studenti non più in grado di tollerare le ripetute offese inflitte da alcuni loro compagni.
il cyberbullismo
Quando i suddetti comportamenti aggressivi vengono realizzati mediante l’uso di dispositivi elettronici come computer, smartphone o altre apparecchiature informatiche, si parla di cyberbullismo. Anche in questo caso, si tratta di condotte ripetute nel tempo contro una vittima che non riesce a difendersi.
Il cyberbullismo, però, ha caratteristiche identificative proprie:
- il bullo può mantenere l’anonimato, ha un pubblico più vasto (ossia il Web), e può controllare le informazioni personali della sua vittima;
- la vittima, al contrario, può avere delle difficoltà a scollegarsi dall’ambiente informatico, non sempre può vedere il volto del suo aggressore, e può avere una scarsa conoscenza dei rischi insiti nella condivisione delle informazioni personali su Internet.
La vittima di cyberbullismo si espone spesso al rischio di diffondere foto, filmati e altre informazioni personali che potrebbero essere usati dai bulli per bullizzarla ulteriormente, per ricattarla o più in generale per arrecarle altre umiliazioni. Proprio per tutti questi motivi, la vittima di cyberbullismo risulta essere ancora più debole della vittima di bullismo in senso stretto. La persona bullizzata tramite internet, infatti, può arrivare a compiere atti davvero tragici, come l’autolesionismo o addirittura il suicidio.
Una recente ricerca è giunta alla conclusione che il cyberbullismo rientra tra le cause di alcuni suicidi adolescenziali, assieme ad altri fattori come la malattia mentale, il consumo di alcool o sostanze stupefacenti, l’aver subito anche atti di bullismo in senso stretto al di fuori del web e il revenge porn, vale a dire la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite Internet, senza il consenso dei protagonisti degli stessi.
CONTRASTARE BULLISMO E CYBERBULLISMO
Innanzitutto, è necessario che già dai primi anni delle scuole medie (secondarie di primo grado) i ragazzi siano a conoscenza dei questi fenomeni. Devono cioè sapere in cosa consiste il bullismo, quali possono essere le conseguenze di queste condotte e come arginarle. Per questo, è necessario che i docenti facciano luce sul problema e ne parlino in classe, anche con video e filmati
Il consiglio rivolto a chi è vittima di bullismo è innanzitutto quello di rivolgersi ai genitori, agli insegnanti o ad altri adulti come psicologi o professionisti specializzati, che possano essere d'aiuto. Per contrastare il bullismo, è stato istituito il numero verde 114
a cui rispondono operatori qualificati che consigliano come comportarsi in situazioni critiche.
La scuola ha indubbiamente un ruolo fondamentale nel prevenire e contrastare ogni forma di violenza che avvenga nella scuola stessa o negli ambienti in cui opera. Allo stesso modo, però, è necessaria anche la collaborazione delle famiglie, che devono essere consapevoli di queste problematiche e si devono attivare in modo da proteggere le vittime e dissuadere i bulli dalle loro azioni.