Non amo la fantascienza, ma Ubik merita un'eccezione. Ho intrapreso la lettura di questo romanzo con lo scarso entusiasmo che solitamente mi accompagna quando approccio questo genere letterario. Dopo poche pagine, però, ho avuto la sensazione di aver tra le mani un libro scritto lo scorso decennio. Sapendo che non era così, per curiosità sono andata a cercare l'anno di pubblicazione e...wow! Era il 1969. Come faceva Philip K. Dick a scrutare così abilmente nel futuro? E soprattutto, come faceva a prevedere che a colazione avremmo cercato su "internet" le principali notizie del giorno?

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geniali intuizioni

E' mattina. Joe Chip, impiegato in un'agenzia che si occupa di neutralizzare spie dotate di poteri paranormali, si sveglia con indosso un pigiama a righe e si siede pigramente al tavolo della cucina. Quindi inserisce una monetina nella sua macchina omeodiana e passa in rassegna le principali notizie interplanetarie del giorno. Indugia un attimo sulle notizie interne e poi sceglie la sezione pettegolezzi

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La macchina omeodiana risponde come un vero e proprio assistente vocale: "Sì, signore. Pettegolezzi. Indovinate cosa sta combinando proprio in questo momento Stanton Mick...".

E fino a questo punto, la descrizione fornita da Dick corrisponde esattamente a quello che molti di noi fanno ogni mattina nel 2020, 50 anni dopo la pubblicazione di Ubik. Nell'America degli anni Sessanta, però, ti svegliavi e, con la vestaglia ancora indosso, aprivi la porta di casa per trovare un quotidiano (assolutamente cartaceo) sul tappetino di benvenuto. Quindi ti dirigevi in cucina per fare colazione, srotolando il giornale e dando un'occhiata alle principali notizie del giorno.

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Come faceva Philip Dick a prevedere che la tecnologia ci avrebbe fornito proprio queste comodità? Genialità o allucinazioni date dal consumo di sostanze stupefacenti? Comunque la si voglia pensare, resta il fatto che la macchina omeodiana di cui parla lo scrittore potrebbe corrispondere perfettamente ad un odierno PC o ad uno smartphone di ultima generazione. Nel romanzo, questo macchinario è anche in grado di stampare la notizia. Forse perché l'ipotesi di abbandonare del tutto la carta stampata era un po' troppo avveniristica anche per lo stesso Dick.

il trionfo del vil denaro

Nel mondo descritto in Ubik, che temporalmente si colloca attorno al 1992, ogni elettrodomestico funziona previo inserimento di monetine. Per far partire la caffettiera, ad esempio, serve un soldino. Idem dicasi per la porta di casa, in cui bisogna inserire 5 centesimi ogni volta che la si vuole aprire.

"Tornato in cucina, cercò nelle varie tasche una monetina, e con essa fece partire la caffettiera (...) camminò vigorosamente fino alla porta dell'appartamento, girò la maniglia e tirò il catenaccio. La porta rifiutò di aprirsi. Disse invece: <Cinque centesimi, prego>".

Di primo acchito, l'idea degli elettrodomestici che chiedono denaro per funzionare può sembrare balzana, ma se proiettata nei giorni nostri assume un significato molto chiaro e profondamente inquietante. Dick aveva visto lontano anche in questo caso. Aveva già capito che ad un certo punto sarebbero stati agli oggetti a possederci, e non viceversa

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Anticipando i tempi e intravedendo gli effetti devastanti del consumismo moderno, Dick critica l’ossessione dell’avere e il bisogno maniacale di monetizzare ogni cosa. Forse ancora non ce ne rendiamo conto, ma oggi paghiamo per qualunque cosa. Prendiamo Facebook, ad esempio. Solo apparentemente ci sembra di usarlo gratis. Il social network, infatti, si nutre dei nostri dati e delle nostre preferenze. E' tutto un do ut des.

decadenza e onnipotenza

Il materialismo imperante di cui è intriso il romanzo si accentua ancora di più quando gli oggetti che popolano il mondo iniziano a regredire. La velocità con cui ogni cosa si modifica e si dissolve è una metafora della costante decadenza tipica della nostra epoca. Una decadenza che interessa soprattutto i valori, l'etica e la moralità dell'uomo contemporaneo.

L'uomo che vive nel futuro descritto da Dick è presuntuoso e, nel suo delirio di onnipotenza, pretende di sostituirsi a Dio; non è molto diverso dall'uomo di oggi, che si arroga il diritto di decidere sulla vita e sulla morte altrui, dedicandosi a pratiche come l'aborto, l'eutanasia, la clonazione e la generazione della vita in laboratorio. Ma in Ubik, Dick si spinge addirittura oltre, prevedendo un futuro in cui si possono "congelare" gli ultimi attimi di vita che restano ad un uomo, posticipandone la morte definitiva.

un genio incompreso

Pur avendo scritto i suoi principali romanzi tra gli anni '50 e '60 del secolo scorso, il genio letterario di Philip K. Dick divenne noto al grande pubblico solo nel 1982, in seguito al successo cinematografico di Blade Runner, un film liberamente tratto dal suo romanzo Il cacciatore di androidi. Ma lo scrittore non poté godersi la meritata notorietà, perché morì proprio in quell'anno, poco prima dell'uscita nelle sale cinematografiche del film che l'avrebbe reso un immortale pilastro della letteratura fantascientifica

Ubik: intuizioni futuristiche Philip K. Dick