Il Parlamento europeo ha approvato il testo finale del progetto di direttiva sul diritto d’autore. L'eurodeputata del "Partito Pirata" Julia Reda ritiene che la nuova normativa comporterà forti limitazioni alla libertà sul web, ma molti titolari di copyright sono soddisfatti del risultato raggiunto.
In particolare, gli articoli che hanno suscitato le maggiori contestazioni sono stati:
L'art. 15 (ex art. 11 del testo precedente) che, per alcuni, rischia di tradursi in una "tassa sui link": gli editori dovranno autorizzare espressamente ogni ripubblicazione delle loro notizie, a meno che non si tratti di singole parole o estratti brevi. Tuttavia, posto che la direttiva non specifica quanto dovranno essere brevi questi estratti, si spera che la normativa di dettaglio risulti più precisa sul punto.
L'art. 17 (ex art. 13 del testo precedente), che impone a siti di largo utilizzo come YouTube o Instagram di procurarsi una licenza preventiva per ogni possibile contenuto coperto da copyright e di installare filtri che impediscano ai navigatori di caricare materiale protetto da diritto d'autore; in caso di violazioni, saranno responsabili per i contenuti immessi dagli utenti. Fanno eccezione contenuti che si sostanziano nell'esercizio del diritto di critica o che consistono in recensioni, parodie e collage. Inoltre, il suddetto obbligo dei filtri per gli upload non si applica alle enciclopedie online senza scopo di lucro (es. Wikipedia), alle piattaforme di sviluppo di software open source, ai servizi cloud, ai negozi online e ai servizi di comunicazione.
In particolare, su questo punto, è lecito porsi alcune domande: fino a che punto saremo liberi di caricare contenuti? Se, ad esempio, due sposi decidono di caricare su YouTube il filmato del loro matrimonio, mentre tagliano la torta sulle note della loro canzone preferita, il video sarà bloccato perché la musica in sottofondo è protetta da copyright? Siamo sicuri che l'applicazione di una normativa così rigida si traduca in un'effettiva protezione del diritto d'autore?
Inoltre, è molto probabile che saranno i piccoli editori a subire i maggiori svantaggi derivanti dalla direttiva: questi, infatti, incontreranno limitazioni ogni volta che vorranno citare o linkare articoli di siti più noti a sostegno delle loro tesi. Per non parlare dell’assurdità di doversi procurare una licenza preventiva per ogni possibile contenuto coperto da copyright, anche se pubblicato parzialmente: solo i colossi del web potranno negoziare licenze di questa portata, mentre i piccoli rischieranno di diventare sempre piccoli.