Vino liofilizzato e Chianti al mirtillo sono solo la punta dell'iceberg di un fenomeno che rischia di mettere in ginocchio la credibilità e l’intera economia del vino italiano. Per questo, Il Consorzio toscano del Chianti si è affidato ad un'agenzia specializzata nell'individuare le minacce che arrivano dalla rete e che rischiano di compromettere i migliori marchi vinicoli italiani.

Consorzio Chianti promette battaglia contro truffe online vino - FrShot_1571214076

Come riportato dal quotidiano locale Il Tirreno, il Consorzio del Chianti è intenzionato a dare battaglia contro il fenomeno delle truffe online del vino, che spopolano in tutto il mondo e mettono a rischio i prodotti dell'eccellenza vinicola italiana.

Così, da circa due anni, Griffeshield è stata incaricata di scandagliare il web alla ricerca di tutti i “pirati del Chianti”, ossia di quelle aziende, vere o presunte, che utilizzano l’italian sounding per fare affari a discapito delle aziende italiane più note al mondo.

E quel che Griffeshield ha scoperto negli ultimi mesi è molto allarmante: l'azienda, che si propone di difendere i marchi e i prodotti online, ha individuato oltre 15.600 potenziali truffe ai danni del vino italiano DOC e ne ha neutralizzate quasi 11 mila.

In gran parte si è trattato di violazioni del marchio Chianti, vendita di vini Chianti contraffatti e vendita di etichette Chianti contraffatte.

Tra i principali autori di queste contraffazioni vinicole c'è Rjs Craft winemaking, un'azienda "vinicola" canadese, che ogni mese propone al suo pubblico ben 11 qualità diverse di vini rossi e bianchi. Ma la cosa più sconvolgente è che questa azienda non possiede neanche un filare di vite. Il vino, infatti, lo vende in polvere, accompagnato da un non meglio definito succo, da miscelare con altri preparati.

E, dulcis in fundo, i canadesi spacciavano uno dei loro intrugli per Chianti in polvere, pubblicizzandolo con il nome Cranberry craze Chianti, come se potesse realmente esistere un Chianti al mirtillo rosso.

Le principali piazze di questo mercato del falso sono siti web dedicati, che usano di proposito nomi italiani e fanno costantemente riferimento al Bel Paese per adescare le loro vittime, spacciando polverine da diluire per vero vino italiano.

I truffatori, qualora stanati, hanno l'abilità di muoversi velocemente da una piattaforma all'altra, quindi per i cacciatori di frodi vinicole non c'è mai tregua. Salvaguardare i brand italiani è assolutamente necessario, perché i danni che queste truffe provocano sono milionari. Per questo, non bisogna mai abbassare la guardia.