Come ormai ben sappiamo, l'universo Google raccoglie un sacco di servizi che gli utenti possono utilizzare direttamente (Youtube, Maps, Blogspot, Gmail solo per citarne alcuni) ma anche molti altri sfruttati dai gestori di siti internet (uno su tutti, Google Analytics, ma ce ne sono molti altri che forniscono font, ospitano contenuti, ...). Non dimentichiamoci poi del motore di ricerca che per alcuni rappresenta addirittura la faccia principale di internet!!
Da qui la domanda: è possibile oggi navigare in internet senza Google? Ho voluto fare una prova per vedere come e quanto questa grande società sia radicata nel web.
Perché farne a meno
Perché dovremo rinunciare ad usufruire degli ottimi servizi di qualità offerti da Google?
I motivi sono pochi e semplici: il più ovvio è l'incredibile quantità di dettagliatissime informazioni che Google raccoglie su di noi e, se oggi possiamo avere un controllo accurato di tutti questi dati, non è detto che un domani sia lo stesso, perché il cambio improvviso sulla gestione dei dati raccolti non sarebbe una novità; è già avvenuto, anche da parte di chi aveva garantito che non sarebbe mai successo. Da non sottovalutare anche il fatto che tutti questi dati sono stoccati in un posto che è sicuro fino a prova contraria (in passato sono già stati rubati quasi 5.000.000 di account Gmail).
L'altro motivo è che, per via del meccanismo che porta profitti a Google, con il solo utilizzo dei suoi servizi, si contribuisce ad arricchire questa società per azioni (che evade le tasse) fino a farla diventare quello che è oggi: una vera e propria lobby in grado di influenzare le decisioni politiche a proprio favore e/o potenzialmente condizionare la società nella quale viviamo.
Ci sono poi motivi che riguardano alcuni servizi in particolare: il motore di ricerca, (oltre al più volte citato problema della "bolla di filtraggio") censura determinati risultati (merito di una ridicola legge Europea); questa censura può riguardare materiale protetto da copyright ma a volte può capitare che vengano penalizzati anche concorrenti diretti dei servizi di Google. Ricordiamo che Google è già sotto inchiesta dell'antitrust europea per abuso di posizione dominante.
Un altro servizio al quale prestare attenzione è Google Maps: sulle dettagliate mappe sono presenti quelli che vengono chiamati Copyright Easter Eggs che non sono altro che delle "modifiche", degli errori, inseriti apposta nella mappa e hanno come unico scopo scoprire chi copia quella mappa; poiché non è dato a sapere quali, quanti e dove siano questi errori, c'è solo da sperare di non incapparci mai!
Da ultimo è bene ricordare che solo i servizi che rendono di più a Google vanno avanti, gli altri sono tagliati fuori (Panoramio è l'ultimo della lista). Avete qualche "caro estinto" nel Cimitero di Google?
Come farne a meno
Sono pronto a fare a meno del motore di ricerca (DuckDuckGo e Startpage; ma le alternative non si limitano certo a queste), di Google Maps (OpenStreetMaps, ViaMichelin e HereMaps sono buone alternative), di Gmail (sceglierò la mia mail fra queste proposte), di Google Translate (Bing translator e Babelfish), Google Drive (Dropbox, Box o ancora meglio il nostro cloud privato), Google Docs (Zoho Docs e Office Online), di Google Keep (Evernote o Simplenote), di Google Hanghout (Skype o Ring), Google Photos (Flickr) e per il resto, non utilizzo nessun altro dei servizi offerti da Google, nemmeno sul mio cellulare Android.
So cosa state pensando adesso: "Ma Android è di Google!!". È vero, ma la particolare versione di Android installata sul mio telefono è "cucinata" dal team Cyanogen ed è priva delle Google Apps (o più brevemente GApps): come market per le applicazioni utilizzo F-droid (ma ci potrebbe essere anche Amazon Underground oppure il servizio APKMirror) e se proprio necessitiamo di un sostituto di Google Now possiamo optare per Cortana.
Questa è l'unica eccezione (che spero mi consentirete) all'utilizzo dei software "made in Google", in quanto Google Chrome è felicemente rimpiazzato da Firefox, Google Earth da Marble e dal servizio online Zoom Earth.
Rinunciare a Google, però, significa non solo andare a perdere la possibilità di avvalersi di ottimi servizi ma anche dover fare a meno di vari contenuti pubblicati su alcune piattaforme. Per questo, mi preoccupa un po' fare a meno di Youtube, perché nell'immensità di immondizia pubblicata, si possono trovare delle perle veramente notevoli (se però volessi pubblicare un video, potrei utilizzare Vimeo), di Blogspot, dove pubblicano molti blogger che seguo abitualmente (in caso volessi scrivere io un blog potrei utilizzare Wordpress), del servizio di captcha che potrebbe impedirmi l'accesso o la registrazione a qualche sito, di Street View (per cui mancano valide alternative e i servizi, OpenStreeView e Mapillary, che aspirano a tale ambiziosa posizione, per adesso, sono molto lontani da potersi definire efficaci sostituti), della comodità del motore di ricerca integrato in tantissimi siti (compreso Turbolab.it) per la ricerca locale di contenuti (ma è piuttosto semplice anche se un po' laborioso effettuare ricerche all'interno di un qualunque sito con il nostro motore di ricerca alternativo: basta inserire come stringa da cercare la parola chiave seguita da site:nomesito.dom
).
Ma come sarà navigare su tutti gli altri siti che visito abitualmente? Sarà possibile? Vediamo di scoprirlo...
Come bloccare l' "universo Google"?
Per effettuare questo esperimento vorrei fare le cose per bene e bloccare, non solo i domini conosciuti riconducibili a Google (per esempio con un uBlock Origin) ma proprio tutte le connessioni tra il mio computer e tutto l'universo Google.
Come fare? Come conoscere tutti gli IP appartenenti a Google? Utilizzando l'Autonomous System Number (brevemente ASN)!
Questo particolare numero identifica una autorità amministrativa che gestisce una serie di reti e router; conoscendo il numero che identifica Google, è facile risalire all'insieme di indirizzi IP gestiti. Una rapida ricerca con Goo... ehm, con DuckDuckGo svela il "magico" numero che fa capo a Google:
A questo punto è sufficiente chiedere al più grande registro pubblico di instradamento degli indirizzi IP quali sono quelli gestiti dall'autorità amministrativa contraddistinta dal numero AS15169.
Con Linux si può fare direttamente dal terminale (se qualcuno volesse provare con un sistema differente: gli utenti Mac possono usare la Console e gli utenti Windows possono utilizzare Bash o Cygwin) con il seguente codice; per comodità edito direttamente l'output rimuovendo la prima e l'ultima riga (che non contengono IP) e gli "a capo" che potrebbero spezzare un indirizzo IP, poi inserisco "a capo" al posto dello spazio che separa un IP da un altro e reindirizzo il risultato in un file di testo:
whois -h whois.radb.net '!gAS15169' | sed '1d;$d' | tr -d '\n' | tr ' ' '\n' > ip-di-google.txt
In questo modo nel nuovo file (ip-di-google.txt) ottengo una lista ordinata contenente un IP per riga! Se volete dare un'occhiata ai 6746 indirizzi di rete appartenenti a Google, potete cliccare qui.
Adesso ho solo bisogno di un firewall per bloccare il traffico da questi IP! Su Linux posso avvalermi dell'ottimo iptables o, per chi preferisce un'interfaccia grafica, UFW (ancora per chi volesse provare con un altro sistema: Mac ha ereditato da BSD l'altrettanto ottimo pf e su Windows c'è il valido "Windows firewall con sicurezza avanzata" o potete affidarvi ad un programma dedicato).
Con iptables dobbiamo creare una nuova CHAIN dove andremo ad inserire tutte le regole di DROP per ognuno degli IP contenuti nella lista.
Possiamo fare questo sempre da terminale digitando come root il seguente codice, prima si crea la CHAIN con il nome "NOGOOGLE_IN" e poi con un ciclo while si creano tutte le regole:
iptables -N NOGOOGLE_IN
cat /path/to/ip-di-google.txt | while read -r ip ; do iptables -A NOGOOGLE_IN -i eth1 -s $ip -j DROP ; done
Adesso che ho bloccato tutte le connessioni in ingresso, creo una nuova CHAIN anche per le regole in uscita in maniera analoga a quanto visto sopra:
iptables -N NOGOOGLE_OUT
cat /path/to/ip-di-google.txt | while read -r ip ; do iptables -A NOGOOGLE_OUT -i eth1 -d $ip -j DROP ; done
A questo punto basta indicare alle tabelle di INPUT e OUTPUT di saltare alle catene appena create. Così ogni pacchetto dati in entrata (INPUT) sarà valutato secondo le regole della catena NOGOOGLE_IN; se viene trovata una regola che interessa il pacchetto, in questo caso, il pacchetto sarà scartato (DROP) altrimenti sarà accettato (o valutato secondo altre regole, se presenti); lo stesso vale per i pacchetti in uscita (OUTPUT) e la catena NOGOOGLE_OUT.
iptables -I INPUT -j NOGOOGLE_IN
iptables -I OUTPUT -j NOGOOGLE_OUT
Bene, adesso posso essere abbastanza sicuro di essere "isolato" da Google, vediamo come è la navigazione in internet!
Via con il test!
La prima cosa che noto non appena provo a connettermi a qualche sito che ha Google Analytics è il tempo di caricamento molto più lungo del normale. Se poi questo sito ha anche riferimenti ai font o ad altre API di Google, i tempi si allungano ulteriormente: navigare così è impossibile! È bene precisare che questo problema non dipende tanto dal fatto di aver reso irraggiungibile Google, ma dal metodo utilizzato (bloccare gli IP con il firewall) ed è dovuto al tempo di timeout impostato nel browser per il caricamento dei contenuti: se il contenuto richiesto non è disponibile, il browser aspetta sempre questo tot di tempo per essere sicuro che sia effettivamente così. Fortunatamente su Firefox possiamo aggirare questo problema (provate a farlo con Chrome/Chromium se vi riesce...): basta digitare nella barra degli indirizzi about:config
, promettere di fare attenzione e cercare (tramite l'apposito campo) "-timeout
"; individuata la stringa network.http.connection-timeout
cambiamo il valore da 90
a 1
.
Questi valori rappresentano i secondi di attesa prima che il browser si decida a considerare una risorsa irraggiungibile e diminuendo il tempo da un minuto e mezzo ad un secondo, la navigazione risulta più veloce rispetto a prima anche se un po' di "latenza" è comunque avvertibile anche su una connessione piuttosto lenta come la mia.
ATTENZIONE: in condizioni normali sconsiglio di effettuare questa modifica, vi potreste ritrovare a visitare siti con metà dei contenuti non caricati se non avete una connessione abbastanza veloce!!
Adesso che si può navigare, andiamo avanti con il test.
Alcuni feed non funzionano più e, come già detto, niente Blogspot né video di Youtube nemmeno quelli "embendati" in altri siti. Tutto sommato, però, si naviga bene, nessun grosso impedimento.
Unica cosa "strana" rilevata: alcuni siti che apparentemente non hanno niente a che vedere con Google risultano irraggiungibili.
Andando a controllare l'indirizzo IP di questi siti, risultano tutti IP assegnati a Google e in alcuni casi siti diversi risultano avere lo stesso IP!! Questo è dovuto alla piattaforma che ospita quei siti, Google Cloud o a qualcuno dei servizi annessi. I siti ospitati su questa piattaforma hanno un indirizzo IP che risulta assegnato a Google e solo quando proviamo a collegarci veniamo reindirizzati all'indirizzo IP che contraddistingue il sito in questione.
Possiamo verificare quanto detto, sempre da terminale, con dig; se inseriamo il nome (completo del dominio di terzo livello, in questo caso www.) del sito interessato, otteniamo come risultato un record CNAME che indica che quel nome non è altro che un alias per un altro dominio (pagespeed.googlehosted.com) e subito sotto possiamo vedere l'indirizzo IP assegnato al nuovo dominio trovato. Se invece come stringa di ricerca per dig mettiamo il nome del sito fermandoci però al dominio di secondo livello, otteniamo il "vero" IP di quel sito.
In questo caso, per visitare questi siti ospitati da Google, è necessario modificare il file host del nostro sistema aggiungendo il nome completo del sito (dominio di terzo livello, che come abbiamo visto è un alias per un dominio di Google) e farlo puntare all'indirizzo IP "vero". Per sicurezza, ho inserito anche il dominio di secondo livello con lo stesso IP
Adesso il sito è accessibile ma... quanto lavoro per fare a meno di Google!
Sarebbe però interessante sapere se, in condizioni normali anche bloccando Google Analytics in qualche modo, la nostra visita a questi siti viene registrata e magari associata al nostro account Google...
Non posso farne a meno!!
Abbiamo visto come, se si è sufficientemente motivati, si può fare a meno di Google ma, considerando tutte le rinunce a cui dobbiamo sottostare, possiamo tranquillamente affermare che decisamente non ne vale la pena!!
Possiamo però scegliere di non essere completamente "schiavi" di Google, dato che è possibile sostituire quasi tutta l'offerta dei servizi proposti con alternative di qualità e, nonostante la presenza, in varie forme, in una quantità incredibile di siti web, questa "presenza" non è essenziale alla navigazione nella stragrande maggioranza dei casi.
Certo si perde la perfetta integrazione tra tutti i vari componenti ma tutto ha un prezzo. Anche i servizi apparentemente gratuiti.