Basta fare un giro nei principali negozi online per imbattersi in una marea di T-shirt che violano il copyright. Decorate con stampe che riproducono illegalmente immagini protette dal diritto d'autore o marchi depositati, queste magliette dettano la moda e il popolo del web ne va pazzo, nonostante siano abusive. Ma come fanno i venditori a conoscere i gusti dei potenziali clienti? E quali sono state le reazioni degli artisti digitali?

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"vorrei avere un t-shirt con questa immagine"

Il caso è scoppiato a inizio mese, quando Gizmodo e Fortune hanno denunciato il metodo a dir poco infallibile usato dai venditori di T-shirt abusive per andare incontro ai gusti dei clienti, prevedendo esattamente i loro desideri. In particolare, questi si servivano di programma automatici (bot), che leggevano tutte le conversazioni pubbliche sui social network, alla ricerca di immagini accompagnate da frasi come "vorrei averne una T-shirt".

A quel punto, il gioco era fatto! Individuato l'oggetto del desiderio di un potenziale cliente, non restava che realizzarlo, stampigliando su una maglietta bianca questa o quell'altra immagine.

Individuata l'immagine da stampare, infatti, questi bot generano automaticamente una bozza digitale della T-shirt con il disegno desiderato e la pubblicano nel proprio catalogo online, offrendo le magliette più cool del momento e attirando nugoli di clienti.

ma gli artisti digitali non ci stanno

Resisi conto di questo meccanismo perverso ma molto ingegnoso, alcuni artisti digitali hanno invitato esplicitamente i propri follower a non scrivere nei commenti frasi come "vorrei avere una T-shirt con questa immagine".

Altri artisti, poi, hanno fatto molto di più, creando disegni intenzionalmente brutti con scritte come “Questo sito vende immagini RUBATE, non comprate da loro!”. Quindi, hanno invitato i propri fan a scrivere che volevano T-shirt con quei disegni e con quelle scritte accusatrici e compromettenti.

I bot hanno fatto il loro lavoro e i venditori di magliette abusive hanno visto il loro metodo ingegnoso tornargli indietro come un boomerang: i loro stessi cataloghi ospitavano magliette con scritte che li accusavano di essere ladri di immagini, rendendo note a tutti le loro condotte illegali

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La situazione poi è ulteriormente degenerata quando un utente ha suggerito una presa di posizione ancora più forte, ossia postare un disegno di proprietà della Disney corredato dalla scritta "Questa NON è una parodia. Abbiamo violato il copyright e vogliamo essere portati in causa dalla Disney".

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Al momento, non si sa se i siti dei venditori-pirati abbiano subito azioni legali, ma gli artisti digitali possono dirsi già abbondantemente soddisfatti della vendetta messa a segno, resa ancora più sublime perché realizzata mediante le stesse armi fornite dai loro nemici.