E’ davvero un’Odissea quella vissuta da un libero professionista che, prossimo alla pensione, voleva semplicemente interrompere il servizio fornito da TIM Business. Dopo più di anno, però, la questione non è ancora risolta: reclami, segnalazioni e ripetuti invii di PEC non hanno fermato la pioggia di bollette e raccomandate con solleciti di pagamenti non dovuti
la richiesta di cessazione della linea
Il 27 gennaio 2023, un utente TIM Business che ci segue manda regolare richiesta di cessazione di due distinte linee telefoniche via PEC. E lo fa con il massimo scrupolo, dopo aver consultato la sezione del sito di Tim Business dedicata al recesso dal contratto
Nello specifico, per ogni linea telefonica, egli allega l’apposito modulo debitamente compilato e firmato, indicando il contratto da cui intende recedere e allegando copia del documento di identità
Dopo aver inviato le due PEC, l’utente riceve regolarmente le ricevute di consegna che – come ben sapete – rappresentano la prova legale che il messaggio di Posta Elettronica Certificata è effettivamente pervenuto all'indirizzo elettronico del destinatario
Esattamente un mese dopo, il 28 febbraio 2023, i tecnici della TIM si recano nello studio del professionista e portano via tutte le apparecchiature necessarie al funzionamento delle suddette linee telefoniche. Tant’è che, dal giorno stesso, non si possono più effettuare chiamate in uscita.
Trascorso qualche giorno, l’utente si accorge per caso che, quando si chiama il suo vecchio numero di telefono, si sente suonare a vuoto. Insospettito da questa stranezza, l’utente contatta TIM Business e spiega la questione. L’operatore gli spiega che una linea telefonica è stata chiusa, mentre per l’altra, trattandosi di una TIM ComUnica NICI, servono tempi più lunghi.
la pec non è arrivata!
Dopo circa 15 giorni l’utente ricontatta l’assistenza clienti per avere aggiornamenti circa la cessazione della linea telefonica ancora in essere. La risposta che gli viene data ha dell’incredibile: la PEC con la richiesta di cessazione della linea “non si trova”. Incredulo, l’utente richiama l’assistenza per parlare con un altro operatore, che gli conferma che “nel loro sistema” non c’è traccia della PEC con la richiesta di cessazione di quella famigerata linea telefonica NICI. Circostanza chiaramente impossibile, perché all’utente era stata inviata la conferma di ricezione di quella PEC da parte di TIM.
L’operatore, quindi, apre un reclamo segnalando il disguido.
L'assurdo di dover allegare la pec ad un'altra pec
Passano alcuni mesi, durante i quali lo sventurato protagonista di questa storia continua a ricevere fatture non dovute per la linea telefonica di cui aveva chiesto la cessazione. L’utente richiama l’assistenza clienti, che apre un altro reclamo per sollecitare la chiusura della linea e suggerisce al malcapitato utente di mandare una seconda PEC a TIM, allegando sia la precedente PEC (quella che a loro dire non si trova), sia la ricevuta della PEC introvabile: una contraddizione in termini!
In questo messaggio di Poste Elettronica Certificata, che a sua volta contiene la precedente PEC come una grottesca matrioska, l’utente ribadisce che vuole cessare quella linea telefonica con efficacia retroattiva: è il 15 maggio 2023
fioccano le bollette e arriva una raccomandata
Sennonché, il 12 giugno 2023, il professionista ormai in pensione riceve una raccomandata con sollecito di pagamento e preavviso di sospensione del servizio (magari sospendessero il servizio – pensa l’utente – ...e invece, se si chiama il vecchio numero di telefono, questo continua a squillare a vuoto): segno del fatto che, nonostante l’invio della seconda PEC in cui si ribadisce la volontà di cessare la linea, questa risulta ancora in essere.
Il sollecito di pagamento riguarda una fattura di aprile 2023 di 65, 70 euro, che però l’utente non paga, perché l’assistenza clienti gli aveva detto non essere dovuta
Nel frattempo, le bollette continuano ad arrivare, così l’utente, disperato, il 6 ottobre 2023 richiama per l’ennesima volta l’assistenza clienti spiegando la questione. L’ufficio amministrativo apre l’ennesimo reclamo e rassicura l’ex cliente che tutto si risolverà.
le scuse di tim e le note di credito
L’utente, sempre più sbigottito e impotente, non sa più che pesci pigliare. Poi, a fine anno, il 18 dicembre 2023, arriva una comunicazione con oggetto “Ritardata Cessazione linea 053******”, in cui TIM Business si scusa con l’utente per quanto accaduto confermando di aver disposto a suo favore la “diminuzione dei Conti Telecom Italia”, tramite note di credito che riceverà con successiva comunicazione. E in effetti quasi tutte le fatture non dovute vengono stornate con note di credito, che però vengono spedite all’indirizzo dello studio, dove ora lavora un altro professionista. Il disagio cresce, così come il tempo perso per cercare di sbrogliare questa assurda matassa...
Nel frattempo, sembra che anche la linea telefonica sia stata definitivamente cessata: uno spiraglio di luce in fondo a questo lunghissimo tunnel
UN'ALTRA FATTURA!
Poi, un fulmine squarcia quella parvenza di serenità. Il 14 marzo 2024, ben 14 mesi dopo la richiesta di cessazione della linea telefonica, l’utente riceve un’altra raccomandata. O meglio, non lavorando più presso l’indirizzo di contratto, è costretto a recarsi presso l’ufficio postale locale per ritirare personalmente la raccomandata. Il disagio continua a crescere.
L’oggetto della nuova raccomandata, piuttosto incomprensibile per i non addetti ai lavori, recita: “preavviso di cessazione rateizzazione in fattura TIM”. In sostanza, TIM pretende il pagamento della fattura di aprile 2023 già indicata nella precedente raccomandata, il cui importo, però, si è notevolmente ridotto da 65, 70 euro a 24, 77 euro. Se ci è permessa una riflessione, per fortuna che l’utente non l’aveva pagato al primo sollecito, altrimenti avrebbe versato a TIM 40 euro non dovuti. Oltre ad una quantità infinita di tempo, sprecato in inutili reclami e segnalazioni, l’utente avrebbe speso anche dei soldi!
Ma non finisce qui. L’assurdità di questa storia raggiunge il suo massimo apice quando, nella stessa raccomandata, TIM richiede anche il pagamento di una fantomatica fattura di 45 euro con scadenza ...gennaio 2024! Notare che la richiesta di cessazione della linea risaliva al 27 gennaio 2023: un anno prima!
A questo punto, il malcapitato ex cliente TIM chiama per l’ennesima volta l’assistenza clienti e dopo aver spiegato la sua lunga storia all’operatrice, questa gli dice che, trattandosi di una linea TIM ComUnica NICI, non bisogna rivolgersi al servizio clienti Tim Business, ma bisogna chiamare direttamente NICI al numero che la ragazza gli indica. Esausto, smarrito e ormai fuori di sé, l’utente digita il numero indicato e gli risponde un tecnico, dicendo che quello è il numero verde per i guasti e che lui non sa nulla di fatture e simili.
SARà FINITA?
Con caparbietà, il povero utente richiama il 191 e finalmente – sarà poi vero? - trova un’operatrice più competente che gli spiega che la fattura di aprile 2023, il cui importo è stato parzialmente ridotto perché non interamente dovuto, è da pagare. Al contrario, la fattura relativa a gennaio 2024 non è assolutamente dovuta e verrà stornata con nota di credito.
L’utente, quindi, fa il bonifico di 24, 77 euro e, su indicazione dell’operatrice, manda una terza PEC allegando la contabile del bonifico e scrivendo a TIM che null’altro è dovuto all’azienda. Sarà finita qui? Ma soprattutto...sarà servito scrivere quest’ultima PEC, visto che TIM nega di ricevere i messaggi di Posta Elettronica Certificata anche quando le ricevute di consegna arrivano regolarmente al mittente?
Lo scopriremo nella prossima puntata...