Il giornalista Enrico Musso del Secolo XIX ha scritto un articolo con un taglio ironico, inserendo in un testo serio alcune battute. I lettori, però, le hanno prese come affermazioni serie e sul web si è scatenato il finimondo
L'amara verità è che ormai la gente non sa neanche più distinguere un articolo serio da un pezzo ironico. Del resto, cosa si ci si può aspettare da un popolo lobotomizzato che ormai crede anche alle bufale più false?
Ecco alcune delle frasi incriminate che hanno scatenato il panico:
- "se [in auto] c'è solo il conducente, deve tassativamente essere seduto davanti, dal lato del volante"
- “Il monopattino e la Fiat Multipla sono considerati veicoli”,
- “un sidecar: chi non ne ha uno?”,
- “ci si potrà spostare per accompagnare l’iguana dal veterinario o la suocera dal geriatra (o viceversa)”,
- “evitiamo di metterci le dita negli occhi, e anche di farcele mettere da un altro passeggero”
Anche Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, non è stato in grado di capire che si trattava di battute e ha postato parte dell'articolo su Twitter, decontestualizzando quelle poche righe dal resto della notizia
Il giornalista si è scusato pubblicamente sul social network. A lui va tutta la nostra solidarietà: ci dispiace signor Musso, ma purtroppo il lettore medio italiano non riesce a cogliere la differenza tra un articolo serio e uno ironico. E se ne legge in giro alcuni stralci, non si preoccupa minimamente di contestualizzarli andando a ricercare l'articolo originale nella sua interezza. Sarebbero i lettori che dovrebbero scusarsi con lei!