Può tutt'oggi capitarci di lavorare su qualche vecchio PC equipaggiato con un disco fisso o SSD collegato alle vetuste porte SATA II (3.0 GB/s) e notare che il computer è lento. Ma le situazioni non sono tutte uguali, e non sempre la velocità dell'interfaccia costituisce realmente un problema.
Interfacce SATA: riassunto
Ricordiamo rapidamente che l'interfaccia SATA (Serial-ATA) ha costituito il connettore standard per collegare dischi fissi e SSD ai PC almeno fino al 2018
Oggi è ancora ampiamente in uso, ma la nuova tecnologia di riferimento in quanto a porte per connettere dispositivi di archiviazione veloci ai PC si chiama NVMe e adotta il connettore M.2:
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L'interfaccia SATA si è evoluta nel corso degli anni in tre diverse revisioni:
- SATA I (formalmente chiamata SATA 1.5 Gb/s) - velocità massima: 150 MB/s
- SATA II (SATA 3.0 Gb/s) - velocità massima: 300 MB/s
- SATA III (SATA 6.0 Gb/s) - velocità massima: 600 MB/s
Chi rimanga perplesso dall'apparente errore di conversione 1.5 GB/s = 150 MB/s (in realtà l'equivalenza aritmetica sarebbe 187.5 MB/s) ed analoghi per le revisioni successive deve sapere che parte della banda passante viene utilizzata dalla codifica 8b/10b impiegata dal protocollo SATA stesso. Ciò chiarito, c'è da dire che le velocità massime sono comunque indicative, e raggiungibili solo in condizioni ideali di laboratorio. Nella realtà di tutti i giorni, il tetto massimo reale è del 5-10% più basso.
Le revisioni sono perfettamente retrocompatibili: possiamo dunque sempre collegare un disco fisso o SSD indicato come "SATA III" ad una porta "SATA II" oppure "SATA I"
La totalità dei PC di nuova generazione monta unicamente porte SATA III (6.0 GB/s), ma molti computer in circolazione offrono solo connettori SATA I o SATA II. Questo può costituire un problema: se infatti la periferica di archiviazione è in grado di raggiungere velocità prossime ai 600 MB/s ma poi la si collega ad una porta SATA precedente a "SATA III", la velocità concreta sarà dettata da quella della porta.
SSD su interfaccia SATA II: si, è un problema
Come abbiamo avuto modo di mostrare, la maggior parte degli SSD è in grado di raggiungere velocità superiori ai 500 MB/s
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Di conseguenza, collegare un SSD ad una porta SATA II (o, ancor peggio, SATA I) significa applicare un forte freno alla velocità massima: poiché la porta SATA II offre al massimo 300 MB/s, questa sarà anche la velocità raggiungibile dal disco
In buona sostanza: gli SSD richiedono porte SATA III per funzionare al meglio. Le vecchie porte SATA II e SATA I sono comunque compatibili, ma ne limitano drasticamente il potenziale
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Ciò nonostante, sostituire un disco fisso meccanico con un SSD rimane una buona idea, anche se il PC offre solo porte SATA II: sebbene non potrà esprimersi al massimo, l'SSD sarà comunque infinitamente più veloce del vecchio disco a piatti rotanti, con benefici chiaramente visibili nelle prestazioni complessive del sistema
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Disco fisso su interfaccia SATA II: no, non è un problema
Quando si dice che "gli SSD sono MOLTO più veloci degli hard disk tradizionali" c'è un motivo: nemmeno i migliori dischi fissi a piatti rotanti SATA per PC riescono a raggiungere i 300 MB/s. Al contrario: la maggior parte dei modelli opera nell'intervallo 60-250 MB/s
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Di conseguenza, l'interfaccia SATA II è perfettamente adeguata anche ai recenti hard disk SATA III: se dunque il PC offre solo porta SATA II, possiamo sfruttarle per collegare il disco fisso meccanico senza alcun problema.
Ovviamente non bisogna forzare la cosa: se sono presenti porte SATA III inutilizzate, è certamente meglio usare quelle per collegare un disco fisso meccanico della stessa generazione. Il motivo è presto detto: i dischi fissi a piatti rotanti sono dotati di una piccola quantità di memoria addizionale, chiamata cache, che conserva temporaneamente i dati letti e permette di accedervi nuovamente senza bisogno di recuperarli una seconda volta dai piatti magnetici. Questo buffer è enormemente più veloce del motore meccanico sottostante, ed è certamente possibile che superi i 300 MB/s della porta SATA II. Notiamo però che, nel migliore dei casi, questa cache ha capienza di 256 MB: di conseguenza, il beneficio si esaurisce in meno di singolo secondo di lettura a "velocità SATA II".
In conclusione: se il PC è lento, non dipende dal fatto che il disco fisso sia collegato alla porta SATA II.