Con questo articolo diamo il via ad una serie di esposizioni il cui fine è fare chiarezza, nei limiti del possibile, in un mondo sconosciuto come quello della crittografia. Universo ignoto per la stragrande maggioranza degli utenti che utilizzano il PC, l’arte del mascherare i dati è praticamente coetanea dell’uomo. Da sempre il bisogno di comunicazione si traduce in un’estenuante ricerca volta alla salvaguardia ed alla riservatezza dei dati: storicamente, tale esigenza, rappresenta l’origine dei vari metodi con i quali si tenta di rendere illeggibili i messaggi che vengono trasmessi ad uno o più interlocutori.

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Tale indecifrabilità tenta di respingere ed arginare l’intrusione di elementi e fattori esterni alla comunicazione. Possiamo affermare che l’artificio menzionato è un processo di scrittura segreta tecnicamente definito crittografia.

La crittografia si è evoluta col tempo in uno scenario all’interno del quale si contrappongono due distinte intelligenze il cui compito è tutelare la riservatezza dei dati per quanto riguarda trasmissione e ricezione, mentre è incombenza dell’intruso riuscire a leggere il contenuto dei messaggi in transito.

Nel susseguirsi degli articoli il tentativo sarà dunque quello di accompagnare il lettore alla scoperta della crittografia ricorrendo a delle nozioni che possano soddisfare tanto il pubblico non specialistico quanto i cultori attenti della materia. Il resoconto proporrà basi scientifiche rese alla portata di chiunque voglia addentrarsi in questo meraviglioso mondo, indipendentemente dal grado di preparazione teorica.

I recenti avvenimenti che vedono protagonista la formidabile organizzazione spionistica NSA hanno decretato il tramonto di talune filosofie che parevano essere la soluzione ideale ed unica a determinati problemi. Ci si è resi conto che svariati movimenti sono stati creati ad arte per carpire la buona fede di chi ha creduto esistessero realmente dei guru in campo crittografico. La fragilità di taluni impianti difensivi considerati universalmente inattaccabili ha prodotto una cappa di scoramento che avvolge appassionati e addetti ai lavori, accrescendo la confusione che da sempre caratterizza la materia. Il lato pratico è da rivedere completamente, l’aspetto fascinoso, invece, è rimasto praticamente intatto ed ha reso panciute le borse di chi ha speculato sulle suggestioni che da sempre aleggiano in campo crittografico.

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La segretezza, d’altronde, è sorella minore del divieto, pertanto esercita un’attrazione quasi fatale alla quale è difficile resistere, consentendo a personaggi scaltri e dagli scrupoli contati, un percorso di ampliamento finanziario declinato come fosse una vera e propria religione.

I durissimi colpi inferti da NSA alle svariate metodologie di cifratura avvalorano la tesi di un giudice siciliano secondo cui il più grande crittografo al mondo è stato un signore che, all’ombra della mafia, con un sistema di comunicazione rudimentale ed antiquato, si è garantito ben vent’anni di latitanza e conseguente prosperità negli affari. Si badi che la controparte operava con dei sistemi di intercettazione tra i più efficaci e moderni all’epoca disponibili. Niente male per un signore che non esibiva codino, orecchino e sguardo allampanato!

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Il clamoroso rovescio di sistemi certificati come solidissimi ha mandato nel panico i fautori di un movimento che per lungo tempo ha convinto milioni di persone in merito all’inviolabilità di certi protocolli, cullando illusioni di inattaccabilità che hanno prodotto l’incauto affidamento dei propri dati a svariate fonti la cui refrattarietà si è rivelata acqua fresca.

Tutto ciò è avvenuto molti anni prima delle rivelazioni di Snowden e se questo signore non avesse divulgato al mondo la reale situazione in cui versa il codice cifrato, una folta schiera di “sacerdoti del bit” avrebbe continuato bellamente ad impinguare i propri risparmi spacciando aria fritta per dogmi di fede. Sotto questo aspetto possiamo effettivamente dire “grazie Snowden”!

Mariano Ortu vi saluta da Bolotana