Parlare di Ubuntu significa parlare di una distribuzione Linux che, negli ultimi hanni, ha subito dei cambiamenti radicali: da una nuova interfaccia grafica (accompagnata da un nuovo display manager) ad un ambizioso progetto per un unico sistema operativo convergente tra smartphone, tablet e computer, sembrava che i progetti di Canonical - l'azienda che sta alla base di Ubuntu - avessero tutte le carte in regola per portare GNU/Linux alle masse grazie a questo tipo di approccio.

Sembrava, appunto, perché sulla carta le cose sono andate in maniera molto diversa.

Unity, Mir (il suo display manager) e la convergenza si sono rivelate idee forse fin troppo ambiziose da gestire per un'azienda alla portata di Canonical, per una serie di motivi di cui parleremo più in là. Ciò che ad oggi conta, però, è il risultato: dopo 7 anni di sviluppo - abbiamo visto Unity "debuttare" ufficialmente in Ubuntu 10.10 - e tantissimi progetti che vi ruotavano attorno, il suo sviluppo verrà presto abbandonato e Ubuntu ritornerà, in qualche modo, alle sue "origini".

Ubuntu tornerà GNOME: Addio Unity 8 ubuntu phone

Ubuntu dice addio a Unity: si torna a Gnome da Ubuntu 18.04

Il messaggio pubblicato sulla mailing list di Ubuntu e firmato Mark Shuttleworth parla chiaro:

«Vi sto scrivendo per farvi sapere che interromperemo il nostro investimento su Unity8, sul telefono e sulla shell per la convergenza. Ubuntu desktop tornerà a GNOME con Ubuntu 18.04 LTS

Una decisione che Mark Shuttleworth ha definito "difficile da prendere", pur ammettendo che il progetto di un sistema operativo unificato tra desktop e smartphone e di un desktop che potesse adattarsi a tale situazione non ha trovato il riscontro sperato; dopo tutto, scrive Shuttleworth,

«Ciò che il team di Unity8 è stato in grado di creare è bello, usabile e solido, ma io rispetto il mercato e la community, che alla fine decidono quali prodotti siano destinati a crescere e quali a scomparire.»

Dunque cosa succederà in futuro? Canonical continuerà ad offrire supporto ed aggiornamenti di sicurezza e stabilità alle versioni di Unity 7 già esistenti ed installate sulle distribuzioni a lungo supporto attualmente sviluppate, ossia Ubuntu 14.04 e Ubuntu 16.04; è presumibile pensare che il team offrirà supporto almeno fino ad aprile del 2021 (giorno in cui termina il supporto a Ubuntu 16.04).

Lo sviluppo di Unity 8 verrà interrotto - presumibilmente entro i prossimi mesi - così come lo sviluppo di Mir, il display manager "antagonista" di Wayland e progettato per offrire le caratteristiche di scalabilità richieste dalla convergenza di Ubuntu; con molta probabilità, a partire da Ubuntu 18.04 - oltre a GNOME - verrà implementato in Ubuntu il pieno supporto a Wayland.

Ubuntu per smarthpone e tablet - altresì noto come Ubuntu Touch - verrà definitivamente abbandonato, dunque il sistema operativo non verrà più distribuito nelle varianti dedicate ai dispositivi portatili; non è ancora chiaro, invece, cosa succederà ai dispositivi "Ubuntu Touch" già esistenti (come i Meizu e i Bq, tanto per citarne due).

Di questi "abbandoni" trarranno giovamento invece Ubuntu Server, Ubuntu Cloud, Ubuntu per IoT - e quindi Ubuntu Core, che continuerà ad esistere - così come le infrastrutture annesse (ad esempio OpenStack, LXD e Juju), che vedranno aumentare gli investimenti e l'impegno per ottenere sempre più miglioramenti.

I motivi del "fallimento" di Unity e della convergenza

Il progetto di convergenza è un progetto sicuramente ambizioso e vincente se affrontato con le giuste risorse; basti guardare a Windows 10, un sistema operativo scalabile tra desktop, tablet e Xbox (e smartphone, anche se con un successo piuttosto opinabile) che non è sicuramente destinato a sparire domattina.

Canonical e Ubuntu hanno abbracciato questa mentalità nello scorso 2010, dunque ben prima di Microsoft, tuttavia con risorse estremamente limitate ed una forza lavoro troppo piccola per gestire tutti gli aspetti di un progetto simile. In realtà Unity esisteva già da qualche anno con un nome diverso ed era pre-installato su uno spin di Ubuntu dedicato ai netbook - conosciuto all'epoca come Ubuntu Netbook Remix.

Avendo seguito da vicino lo sviluppo di Ubuntu Touch ed avendo provato in prima persona sia tablet che smartphone dotati di tale sistema operativo, non ci ho messo molto a rendermi conto di quanto la fretta accostata alle poche risorse abbiano giocato un ruolo chiave nella scarsa riuscita del progetto: le dinamiche di Unity su un dispositivo mobile erano fuori dal comune ma non per questo non apprezzabili, tuttavia l'implementazione - tra bug, malfunzionamenti, lentezza e tante cose lasciate a metà - ha lasciato abbastanza a desiderare.

Ubuntu tornerà GNOME: Addio Unity 8 ubuntu phone

Per la serie "volevamo fare bene, ma eravamo in pochi ed avevamo poco tempo". E non poteva essere altrimenti: Ubuntu, con il suo progetto, si era ripromessa di:

  • ricreare da zero un server grafico - tale Mir - nonostante l'esistenza di una valida alternativa all'ormai vetusto X, tale Wayland. Questo server grafico, dopo 7 anni, non è ancora pronto per il debutto ufficiale;
  • creare un ecosistema "universale", con tanto di framework dedicato, che potesse portare allo sviluppo di app "convergenti" usabili sia da desktop che da mobile; un framework che, chiaramente, non ha trovato successo tra gli sviluppatori di terze parti (perché sviluppare per degli smartphone che non vengono venduti?);
  • riscrivere quasi del tutto Unity per desktop, adattandolo a Mir (non pronto per il debutto) e all'utilizzo anche su smartphone e tablet;
  • gestire, insieme a tutto questo, anche Ubuntu desktop, Server, Cloud, le componenti come LXD, Juju, OpenStack, Kubernetes e Bootstack ed introdurre anche un sistema operativo "core" che potesse adattarsi alla IoT.

Il tutto con un organico di poco meno di 100 impiegati ed una comunità che, dati i tempi ovviamente biblici (ci sono voluti "appena" 5 anni per i primi Ubuntu Phone, con un sistema operativo ancora in stato "beta") ha finito per abbandonare sempre più il progetto.

E che il mercato non volesse dare fiducia a Canonical, a Ubuntu e ai suoi Ubuntu Phone era purtroppo chiaro fin dal 2013, quando Shuttleworth e i suoi affrontarono in prima persona il rovinoso fallimento della campagna IndieGoGo dedicata a Ubuntu Edge, quello che sarebbe dovuto essere il primo smartphone convergente targato Ubuntu.

I tentativi successivi, affidati alle fabbriche di Bq e Meizu con le loro "Ubuntu Edition", non hanno sicuramente riscosso il successo aspettato, anzi: le vendite sono state piuttosto scarse e questi Ubuntu Phone sono arrivati per lo più tra le mani di geek ed entusiasti.

Il "Problema" Ubuntu Desktop

Tutto questo ha finito per danneggiare, speriamo non in modo irreparabile, anche Ubuntu Desktop: il sistema operativo di Canonical è diventato un continuo banco di prova, cambiando approccio di sviluppo e affidandosi completamente alle versioni LTS.

Tuttavia le intenzioni di Ubuntu - una nuova shell desktop ed un nuovo display manager, quando uno già bello e pronto per l'uso era già disponibile - sono state viste da buona parte della comunità Linux come un ulteriore tentativo di frammentazione in un ambiente già troppo frammentato di suo.

Oltretutto, la qualità di Ubuntu Desktop ha finito per abbassarsi nel corso del tempo a causa delle risorse centellinate e dello spostamento dell'attenzione sul progetto Ubuntu Phone; forse è proprio questo il motivo per cui alcuni sistemi operativi a base Ubuntu ma con desktop diverso, come Linux Mint ed eOS (Elementary OS), hanno trovato sempre più larga adozione tra tutti i "delusi".

Personalmente mi auguro che con l'ammissione del fallimento e l'abbandono di un progetto che veniva ormai trascinato come una zavorra, la situazione per tutti i prodotti Ubuntu - e soprattutto per Ubuntu Desktop - torni ad essere quella florida, stabile, aggiornata e promettente di un tempo.

Lasciateci concludere questo articolo con una domanda: se Ubuntu 18.04 tornerà a GNOME, allora il flavor Ubuntu GNOME è destinato definitivamente a scomparire?