La presenza di una richiesta di password è indice di protezione e di accesso controllato; perché allora non impostarne una anche per la shell, che è uno degli strumenti più cruciali per la sicurezza del nostro PC? L’ideale è che si tratti di una password diversa da quella dell’utente, in modo che se l’account viene compromesso, non è comunque automatico poter accedere anche alla shell con la medesima password.
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Dopo l’aggiornamento da Windows 10 a Windows 11 del mio portatile, oltre alla mancata apertura di Microsoft Defender, mi sono accorto che il Terminale di Windows era sparito.
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Obiettivo di questo articolo è quello di provare a illustrare come sfruttare le potenzialità e la versatilità del pannello (e suoi componenti) tipico dell'ambiente desktop (desktop environment) Xfce all'interno di Linux Mint Cinnamon (versione 20.3 "Una", in questo caso), senza la necessità di abbandonare il nostro milieu Cinnamon o di installare altri ambienti.
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Per ragioni di sicurezza, le distribuzioni Linux come Ubuntu ci chiedono di digitare la password ogni volta che desideriamo eseguire comandi con sudo e i privilegi di root. Quando però dobbiamo svolgere questa operazione decine di volte al giorno, è perfettamente naturale percepire questo meccanismo come un fastidio. Vediamo allora come evitare che Linux (Ubuntu) ci chieda la password quando eseguiamo comandi con sudo nel terminale
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Abbiamo già visto quanto sia facile condividere localmente un file, tra due dispositivi qualunque, collegati alla stessa rete, con Snapdrop. Durante l'utilizzo di questo però mi sono accorto che in caso di trasferimento di una medio-grande quantità di file qualcosa si inceppa e il trasferimento dei file viene interrotto oppure alcuni file si perdono e non vengono trasferiti. Inoltre, anche se il trasferimento dei file avviene localmente, per raggiungere il sito di Snapdrop è necessaria una connessione internet. Per tanto ho cercato un'alternativa più stabile, che funzionasse localmente (e senza internet); in caso di Android, già la conoscevo, ma come fare ad esempio, con i dispositivi con la "mela morsicata", belli e funzionali ma estremamente limitati dal loro stesso ecosistema (tutto bene se hai un Mac, benino se hai Windows, ma con Linux... )? Qrcp è la pratica risposta che cercavo. Trattasi di una piccola utilità da riga di comando, open source, disponibile per tutti i principali sistemi operativi e, poiché non richiede di installare nessuna controparte, compatibile con qualunque smartphone o tablet che abbia una fotocamera e un browser.
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Il Terminale di macOS permette di svolgere alcune operazioni importanti e, in determinate circostanze, accedere a funzioni non disponibili tramite l'interfaccia grafica. Vediamo dunque come aprire il Terminale su Mac
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Lo ammetto, adoro la riga di comando. È uno strumento semplice ma dalle potenzialità incredibili e anche se ai meno smaliziati può mettere un po' di soggezione, una volta fatto un minimo di pratica, diventa uno strumento indispensabile per qualunque smanettone! Una delle cose che non è molto intuitivo pensare di poter fare con il Terminale/Prompt/Console è condividere un file utilizzando uno dei tanti servizi online come Imgur, PiXhost (per le immagini), sendvid o Gfycat (per i video) o transfer.sh e File.io (per qualunque altro tipo di file) e invece è possibile con Anypaste.
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Microsoft ha pubblicato su YouTube il video promozionale di Windows Terminal, il nuovo software che andrà a sostituire il classico Prompt dei comandi nei mesi a venire. Fra le feature più interessanti spiccano l'interfaccia a tab e il pieno supporto a UTF-8
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Qual è il comando corretto per aggiornare Ubuntu ed i suoi pacchetti? Che differenza c'è tra apt-get update e apt-get upgrade? Perché, probabilmente, apt-get dist-upgrade è la scelta migliore? Che confusione! La verità è che aggiornare Ubuntu da linea di comando richiede molteplici passaggi. Vediamo quali sono e presentiamo uno script realizzato da TurboLab.it che svolge automaticamente tutte le operazioni ottimali nell'ordine corretto
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Se lavorate con Linux in un ambiente grafico, modificare i file di configurazione o gli altri documenti testuali è banale: basta aprire l'utility Editor di testo (o equivalente) dal menu oppure con gedit /percorso/file.txt per trovarsi davanti all'equivalente del "blocco note" (notepad) di Windows. Se però operate da una shell testuale (locale o tramite SSH), l'operazione è decisamente più ostica. Fortunatamente, però, non siamo più costretti ad arrenderci davanti alla difficoltà di vi: nano è un editor di testo per gli ambienti testuali facilissimo da usare anche per i neofiti
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Per impostazione predefinita, il terminale di Linux si apre automaticamente sulla cartella "home" dell'utente corrente. Ad esempio: se sono loggato con l'account "pippo", non appena aperta la shell testuale mi ritrovo in /home/pippo/, mentre se sono "pluto" sono posizionato in /home/pluto/. Anche quando si lavora con l'account "root" il percorso iniziale è la relativa home, solo che in questo caso si tratta di /root/. È una buona scelta di default, ma vi sono circostanze in cui sarebbe molto più pratico aprire il terminale di Linux e trovarsi immediatamente in una directory specifica: penso, ad esempio, a chi sviluppi pagine HTML/PHP e debba sistematicamente impartire cd /var/www/ subito dopo aver lanciato il terminale per entrare nella cartella dalla quale il server web Apache legge i file che compongono la web application, oppure ai sistemisti che inizino sempre la sessione con cd /etc/ per entrare nella directory con i file di configurazione della macchina. Fortunatamente, modificare la configurazione per aprire il terminale in una cartella "preferita" è molto semplice
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Il terminale di Ubuntu, shell o interfaccia dei comandi che dir si voglia, vediamo come richiamarlo più velocemente da tastiera, come chiuderlo e cambiare la cambiare la combinazione dei tasti che lo attiva.
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