Quando ci connettiamo ad un server VPN aziendale tramite il PC, tutto il traffico Internet attraversa la VPN stessa: il risultato è che la navigazione sui siti web è spesso lentissima. Per migliorare drasticamente le cose si lavora con uno "split tunnel": le risorse remote offerte dalla VPN continuano ad essere disponibili, ma la navigazione su Internet avviene direttamente, alla massima velocità di download concessa dalla linea locale. Vediamo allora come configurare la connessione VPN in split tunnel con Ubuntu 17.10
Ubuntu integra nativamente un client per connettere il PC o il notebook ad una VPN aziendale. In questo articolo vedremo i semplici passaggi per stabilire la connessione VPN nel modo più rapido possibile
Ubuntu 17.10 è interessato da un bug riconosciuto nel componente che si occupa di stabilire le connessioni VPN. Il difetto impedisce ad alcuni utenti di connettersi alle reti aziendali remote ed è aggravato dal fatto che l'interfaccia grafica non mostra alcun errore: solo visualizzando i log si trova qualche indizio utile alla risoluzione del problema, sottoforma dei messaggi Invalid VPN service type (cannot find authentication binary) e Failed to request VPN secrets: No agents were available for this request.
Condividere una cartella dal PC con Ubuntu e rendere accessibili i file dagli altri sistemi che fanno parte della stessa rete locale (LAN) risulta molto comodo, sia in ufficio, sia a casa. Vediamo dunque come procedere.
Il mondo Linux è più bello (e più semplice!) da quando esistono i pacchetti installabili; eppure, qualche volta, finiamo volenti o nolenti a ritrovarci faccia a faccia con un'installazione da sorgenti! Questo significa che, anziché delegare lo sporco lavoro ad un gestore come "apt", "rpm", "aur", "dnf" e via discorrendo, l'operazione di compilare i file e soddisfare le dipendenze toccherà a noi!
Nel corso dell'articolo TLI risponde: devo installare un firewall su Linux/Ubuntu? abbiamo parlato delle ragioni per cui molte distribuzioni Linux non attivino di default alcun firewall. Nonostante Ubuntu sia una di queste, un potente strumento per la gestione del traffico di rete chiamato Uncomplicated Firewall (ufw) è incluso ed immediatamente disponibile a chiunque desideri aggiungere una protezione in più al proprio PC o server. In questa guida vederemo dunque come procedere per attivare e configurare il firewall di Ubuntu
Abbiamo una lista infinita di preferiti salvata sul browser, ma desideriamo un metodo semplice e rapido per averne pochi ma buoni a portata di mano, magari direttamente sul desktop di Ubuntu, per aprirli con due click del mouse?
E' un'usanza che va avanti ormai da anni: ad ogni nuovo rilascio di Ubuntu scatta una sorta di toto-nome, in cui la comunità propone una serie di nomi in codice che rispettano un'usanza ben precisa: le due lettere dell'alfabeto successive rispetto a quelle del rilascio precedente, con la prima lettera che è un aggettivo e la seconda il nome di un animale.
Parlare di Ubuntu significa parlare di una distribuzione Linux che, negli ultimi hanni, ha subito dei cambiamenti radicali: da una nuova interfaccia grafica (accompagnata da un nuovo display manager) ad un ambizioso progetto per un unico sistema operativo convergente tra smartphone, tablet e computer, sembrava che i progetti di Canonical - l'azienda che sta alla base di Ubuntu - avessero tutte le carte in regola per portare GNU/Linux alle masse grazie a questo tipo di approccio.
Nel corso dell'articolo Guida rapida a ufw - Come attivare/configurare il firewall su Ubuntu Desktop/Server da linea di comando: aprire le porte, bloccare le connessioni e gli indirizzi IP abbiamo visto i comandi da impartire tramite terminale per proteggere il PC o il server con il firewall di Ubuntu. Se però utilizzate un ambiente desktop grafico, avete a disposizione un ottimo tool visuale ed in italiano per gestire il firewall: Gufw. Questa è la guida all'uso
Installare Ubuntu in dual boot con Windows 10, senza disattivare l'opzione di "secure boot" è possibile! Vediamo come fare.
Il pacchetto di nome Miraclecast si pone un obbiettivo ambizioso: consentire agli utenti di utilizzare il proprio computer Linux per proiettare e ricevere in Miracast (Wireless Display), in modo del tutto simile a quanto visto in ambiente Windows. Il progetto -portato avanti su GitHub da un gruppetto di intrepidi programmatori- ha ancora parecchia strada da compiere, ma seguendo le istruzioni e con un po' di "smanettamento" è già possibile ottenere qualche risultato. Questa è la guida a Miraclecast, con il resoconto della mia esperienza e le indicazioni passo passo per trasmettere lo schermo senza fili da Linux verso una ricevente Miracast compatibile
Anche sul sistema operativo del pinguino è possibile effettuare il cambio del DNS, per accedere a contenuti non disponibili dall'Italia o anche per aggiungere un'ulteriore sicurezza alla navigazione. Ecco come procedere.
Se lavorate con Linux in un ambiente grafico, modificare i file di configurazione o gli altri documenti testuali è banale: basta aprire l'utility Editor di testo (o equivalente) dal menu oppure con gedit /percorso/file.txt per trovarsi davanti all'equivalente del "blocco note" (notepad) di Windows. Se però operate da una shell testuale (locale o tramite SSH), l'operazione è decisamente più ostica. Fortunatamente, però, non siamo più costretti ad arrenderci davanti alla difficoltà di vi: nano è un editor di testo per gli ambienti testuali facilissimo da usare anche per i neofiti
Quasi tutti gli articoli relativi al mondo Linux che ho pubblicato su TurboLab.it iniziano suggerendo di lanciare vi oppure nano per modificare file di configurazione da terminale. Se però operate da un PC Windows connesso via SSH ad un server Linux, esiste una strada infinitamente più comoda per raggiungere lo stesso risultato: aprire il file remoto tramite il tradizionale Notepad++, potendo così contare su un familiare programma ad interfaccia grafica, nativo per Windows, senza tutte le difficoltà implicite nell'uso di un editor testuale per shell a linea di comando. L'operazione è semplicissima, ma vediamo come procedere
Per impostazione predefinita, il terminale di Linux si apre automaticamente sulla cartella "home" dell'utente corrente. Ad esempio: se sono loggato con l'account "pippo", non appena aperta la shell testuale mi ritrovo in /home/pippo/, mentre se sono "pluto" sono posizionato in /home/pluto/. Anche quando si lavora con l'account "root" il percorso iniziale è la relativa home, solo che in questo caso si tratta di /root/. È una buona scelta di default, ma vi sono circostanze in cui sarebbe molto più pratico aprire il terminale di Linux e trovarsi immediatamente in una directory specifica: penso, ad esempio, a chi sviluppi pagine HTML/PHP e debba sistematicamente impartire cd /var/www/ subito dopo aver lanciato il terminale per entrare nella cartella dalla quale il server web Apache legge i file che compongono la web application, oppure ai sistemisti che inizino sempre la sessione con cd /etc/ per entrare nella directory con i file di configurazione della macchina. Fortunatamente, modificare la configurazione per aprire il terminale in una cartella "preferita" è molto semplice
Finalmente ci siamo: dopo il comunicato stampa di ieri, Canonical ha concretamente reso disponibile i bit finali di Ubuntu 16.04. Denominata Xenial Xerus (Scoiattolo Amichevole), si tratta di una iterazione LTS (Long-Term Support), ovvero con supporto garantito per i prossimi 5 anni: chi la sceglie ha la certezza di ricevere puntualmente aggiornamenti fino ad aprile 2021, senza bisogno di migrare alla versione successiva.
In ambito Windows, la presenza di un firewall è fondamentale per preservare la sicurezza del computer tanto che Microsoft attiva l'ottimo Windows Firewall non appena conclusa l'installazione del sistema operativo. Ubuntu e molte altre distribuzioni, al contrario, non abilitano questo tipo di protezione. Perché? è necessario installare un firewall su Linux oppure si può farne a meno?
Abbiamo creato il nostro sistema dual boot tra Ubuntu e Windows 10 (le istruzioni fornite nel resto dell'articolo vanno bene anche con versioni precedenti del sistema operativo Microsoft), però Ubuntu non ci ha convinto e non funziona poi così tanto bene nel nostro computer. Dobbiamo quindi rimuovere Ubuntu e le sue partizioni, il Grub e ripristinare l'avvio del solo sistema operativo Microsoft.
Anche se non possiamo installare tutti i giochi e i programmi creati per l'ambiente Windows in Ubuntu, grazie a Wine ne possiamo lo stesso utilizzare moltissimi grazie all'emulazione dell'ambiente Windows. PlayOnLinux ci offre una più comoda interfaccia grafica, che appoggiandosi a Wine, permette di scaricare, installare e avviare i programmi supportati.
Siete passati definitivamente a Ubuntu, ma vi manca quel determinato gioco, o programma, che per voi era indispensabile, però non è tutto perduto, perché si può sempre provare a utilizzare Wine per emulare l'ambiente Windows e permettere ad alcuni software, non tutti, di poter funzionare in Ubuntu.
Mentre nel mondo Windows sono gli archivi .zip a farla da padrone, quando si lavora sotto Linux ci si imbatte molto più di frequente nei .tar.gz. All'atto pratico, lo scopo è il medesimo (raggruppare più file in un unico archivio compresso).. ma la gestione è un pochino diversa.
Il terminale di Ubuntu, shell o interfaccia dei comandi che dir si voglia, vediamo come richiamarlo più velocemente da tastiera, come chiuderlo e cambiare la cambiare la combinazione dei tasti che lo attiva.
Alcuni file di testo sotto Linux possono raggiungere rapidamente dimensioni tali da risultare inutilizzabili: i log del webserver o il "syslog" principale, tanto per ricordarne due, sono buoni esempi. Ma... è possibile "svuotarli" rapidamente, di modo da ripartire con una situazione "pulita"?
Vediamo come ripulire la lista dei repository di Ubuntu quando smettono di funzionare e ci provocano degli errori.